Era il 2015 quando, dopo circa quattrocento anni, gli Uomini Illustri dipinti da Giusto di Gand e Pedro Berruguete si riunivano per la prima volta nello studiolo di Federico che li aveva voluti e ideati per accompagnarlo dall’alto nei momenti di studio e meditazione. Finalmente, i 14 dipinti di Urbino ritrovavano gli altri 14 del Louvre e per qualche mese si ricostituì quell’atmosfera unica che mancava dai tempi dei duchi. Ventotto ritratti dai colori vivaci, dagli sguardi alteri, dai vestiti solenni, osservavano i visitatori dalla loro elevata posizione illuminando la piccola stanza di un calore mai visto prima, sensazioni che solo con tutti i colori al loro posto possono essere percepite. Finita la mostra, pur sollecitata la direzione della galleria da più parti per mettere dei poster colorati, si tornò alle vecchie riproduzioni color seppia, simili a delle cartoline di inizio Novecento, sgranati e sbiaditi ma soprattutto non colorati. Finalmente, dopo 5 anni di torpore, qualche giorno fa sono state definitivamente eliminate per essere rimpiazzate da nuovi pannelli stampati in alta definizione con colori leggermente più chiari per essere distinguibili dalle tavole già presenti. In questo modo, pur non come accadde in occasione della mostra, lo studiolo torna ad avere tutte le pareti colorate, e -provare per credere- è tutta un’altra cosa. Dipinti come 4 grandi tavole, una per parete, entro il 1476, con la fine del ducato il Cardinale Legato Antonio Barberini, nipote di Urbano VIII, li preleva ritagliandoli in 28 singoli ritratti. Le tavole rimangono a palazzo Barberini fino al 1812, quando 14 di esse passano alla famiglia Colonna e, dopo altri passaggi, a Napoleone III che nel 1863 le colloca al Louvre. I 14 dipinti rimasti in Italia, acquistati dallo Stato, ritornano a Urbino nel 1934.
Giovanni Volponi