Nel corso di un programmato riassetto dell’Archivio Storico Diocesano di Pesaro (una delle fonti documentarie più importanti per la storia della Chiesa locale e quindi testimonianza, tutela e preziosa memoria del territorio), sono stati informatizzati 31 contenitori. Includono 466 voci, una miscellanea di varie e molteplici testimonianze: epistolari, documentali, carteggi eterogenei, memorie di reduci, fotografie di personalità politiche, di governo e non, ecclesiastiche, amministrative militari e sportive che hanno attraversato 50 anni di storia patria.
Si tratta delle “carte” di monsignor Pietro Damiani nato a Pesaro il 1° gennaio 1910 e ivi deceduto il 2 giugno 1997. Damiani fu uomo dalla fede salda, educatore e “padre” nobile di una moltitudine di ragazzi italiani giuliani, fiumani, istriani e dalmati in parte orfani, sradicati da tragici eventi post bellici e pan-slavi, culminati con l’avvento della Repubblica socialista di Jugoslavia nel 1945 e dissoltasi nel 1992. Solo un esempio: le fonti indicano migliaia di giovani ospitati a Pesaro dal 1946 al 1977 in strutture educative, scuola, formazione-lavoro sempre più finalizzate al loro inserimento nella società. Concluso l’iter emergenziale nel 1977 l’Opera, per esplicita volontà del fondatore, viene donata alla Diocesi di Pesaro retta allora dal Vescovo monsignor Gaetano Michetti che, nel 1997, l’inaugura come casa di riposo. Il “focus” ideale che ispirò e guidò il prete pesarese è ancora baluginante. Ne riverbera lo spirito la Fondazione (già presente nel 1977) di un polo di istruzione: “La Nuova Scuola”, oggi importante riferimento pedagogico cittadino.
Personalità. Ora nel 22° anno della scomparsa di Padre Damiani e da alcuni scritti ritrovati esemplifichiamo due momenti della sua poliedrica, versatile e autorevole personalità: il Damiani “Tessitore” che a fine anni Cinquanta intrattiene buoni rapporti con il Madrinato Americano. È il cosiddetto ”Poster Parent’s Plan For War Children” ovvero genitori adottivi degli orfani di guerra italo-americani che inviano loro protetti al Collegio Zandonai, per fini di studio, le cui rette erano conguagliate e/o integrate anche con rifornimenti di vestiario e generi alimentari di prima necessità.Il secondo momento è quello di P. Damiani buon giornalista e “diplomatico” che il 14 gennaio1958, con benefica intraprendenza e fine promozionale, scrive al Cardinale Francesco Spellman, Vescovo metropolita di New York riassumendo il Manifesto dell’Opera: “… indotto dalla tragica situazione di tanti orfani della Dalmazia e dell’Istria, avendo avuto i genitori trucidati dalle bande comuniste jugoslave, erano raccolti a centinaia in campi di rifugio a Trieste, iniziai nel 1946 un’ opera di assistenza che mirava a tre scopi: 1) Salvare anzitutto dalla fame e dalla immoralità tanti adolescenti 2) Educare e formare all’amore per la Chiesa e per la patria i giovani 3) Donare un clima di famiglia che potesse orientare alla vita professionale e familiare tante giovani generazioni”. Ora, sarebbe cosa buona e giusta che i valori e vincoli morali vissuti e testimoniati da tanti giovani fossero recuperati e attualizzati.