L’Abbazia di San Michele Arcangelo di Lamoli (Borgo Pace) è giunta ottava nella classifica del ‘censimento’ “I Luoghi del Cuore”, lanciato dal Fai e giunto alla nona edizione. Con 24742 voti il complesso benedettino si è piazzato davanti ad altri 37mila luoghi, ma purtroppo non è arrivato tra i primi tre.
Concorso. Sul podio, a dividersi i quasi 400mila euro messi in palio da FAI e Intesa Sanpaolo, la zona naturale di Monte Pisano, il fiume Oreto a Palermo e l’antico stabilimento di Porretta Terme. Ma per tutti i luoghi votati che hanno ottenuto un certo numero di voti, tra cui certamente rientrerà Lamoli, c’è la possibilità di partecipare con un bando all’assegnazione di una parte restante del montepremi che sarà distribuita a seconda della rilevanza del progetto presentato. Un risultato comunque molto soddisfacente, se pensiamo che Lamoli è un piccolissimo paesino sconosciuto ai più. “E’ un grande riconoscimento anche per l’attaccamento e il senso di appartenenza della nostra comunità” dice il sindaco di Borgo Pace Romina Pierantoni, mentre il Comitato per la valorizzazione dell’Abbazia, guidato da Nadia Favretto, è stato felicissimo della scalata alla classifica, visto che negli anni passati al concorso l’abbazia era arrivata al massimo al trentaseiesimo posto.
Marche. Lamoli, oltre ad essere arrivata ottava nella classifica generale, si è piazzata prima sia tra le abbazie, sia tra le località marchigiane. Cinque gli altri luoghi delle Marche che si sono piazzati nei primi 200 posti: la chiesa di San Liberato a Montegiorgio e l’oratorio dei Beati Becchetti “L’albero della vita” a Fabriano (entrambi al 72° posto), la chiesa di Sant’Angelo Magno ad Ascoli Piceno (91° posto), l’acquedotto pontificio di Loreto (135°) e il Parco archeologico di Forum Sempronii a Fossombrone (199°). Certamente alla riuscita della votazione hanno contribuito le sinergie messe in campo da giornali locali, tra cui il Nuovo Amico in prima fila, Diocesi, Istituzioni e non ultimo il passaparola che ha contagiato davvero tanti votanti.
Storia. Le fonti sono concordi nell’attribuire la fondazione di Lamoli, anticamente Castrum Lamularum, a discepoli di S. Benedetto: questi, dopo la morte del loro fondatore, si diffusero nella Massa Trabaria attirati dalla solitudine di questi luoghi, dai ricchi boschi e dall’abbondanza di terre facili d’acquistare o ad essere donate. L’abbazia dovette essere eretta alla fine del VII secolo, e di tale epoca rimangono chiesa e ala principale del convento. Fino all’anno mille i monaci si dedicarono alla bonifica del territorio, per renderlo adatto alla coltivazione di alberi da legname; da questa terra partivano le travi di cerri, pioppi, ontani e abeti, che venivano affidate alle acque del Tevere, per servire alle tante fabbriche della capitale. Nel 1422 i Benedettini dovettero lasciarla agli Abati commendatari, quindi nel 1848 con la loro soppressione passò al Capitolo della Cattedrale di Sant’Angelo in Vado.