Domenica 23 settembre. La lunga bandiera arancione di ben cinque metri avanzava lentamente da una parte all’altra del Corso, portata da Tam e Thuc, due giovani vietnamiti. Dietro un popolo variopinto di nigeriani, indiani, ucraini, latinoamericani… vestiti a festa con costumi e bandiere. «Pellegrinaggio marchigiano dei migranti. Anche noi da Maria! » stava scritto a grandi caratteri sul lunghissimo drappo che apriva il corteo. Portavano con orgoglio la loro fede. Ma anche la loro identità, la loro originalità di uomini e donne venuti da altri orizzonti. Per vivere nelle nostre Marche e… farle vivere. Il vescovo emerito di Senigallia Giuseppe Orlandoni accompagnava con compiacenza questo pellegrinaggio multicolore. Segno concreto di una Chiesa, popolo in cammino, verso la nuova terra promessa. Sì, la fratellanza tra uomini, culture e lingue differenti. Commovente il loro passaggio nella santa Casa. Per chiedere con tutto il cuore alla Vergine di sentirsi anche loro a casa. Là dove il destino li ha portati, come il vento per le sementi di una pianta.
In un clima di incertezze, di difficoltà di vivere, di intolleranza diffusa, questo pellegrinaggio oggi è come un’enorme boccata di ossigeno. Per ricordare, poi, nella celebrazione tra canti e letture nelle loro stesse lingue, quanto Maria incoraggia il loro camminare, il loro “andare avanti”. Nonostante tutto. Come una lotta e una danza, allo stesso tempo, qualcosa di duro e di grande da vivere, che apre la mente e il cuore. A loro. E a chi sa incontrarli. Suggestiva la processione dei bambini accompagnati dai genitori per ricevere la benedizione del vescovo. Piccoli volti dai tratti somatici di ogni continente, che sono l’Italia di domani. Sperando, migliore. Un momento fraterno e conviviale a Villa Scalabrini alla fine non poteva mancare, tra cibi orientali, africani, latinoamericani e il buon vino marchigiano. Quasi un simbolo, a tavola, della società che sogniamo e che vogliamo costruire insieme. Sotto lo sguardo di Maria.