Nonostante sia cresciuta nella Pianura Padana ha sempre adorato il mare. Al liceo ha iniziato a fare attività subacquea e ora studia gli abissi. Parliamo di Elisa Baldrighi, classe 1982 biologa marina laureata all’Università Politecnica delle Marche. Sabato 15 settembre, alle ore 21.30 al Bastione Sangallo, presenterà “Lontano dagli occhi lontano dal cuore…gli abissi”. Più che una presentazione sarà, come afferma lei stessa, il racconto di una storia, la storia degli abissi e delle sue esperienze all’inseguimento di questa passione
Elisa, da dove nasce la tua passione per gli abissi e come hai iniziato i tuoi studi?
Nasce dopo aver ascoltato le mie prime lezioni del corso di biologia ed ecologia marina all’Università Politecnica delle Marche. E’ lì che ho compiuto i miei studi: laurea triennale, Magistrale e poi il dottorato di Ricerca. Le lezioni di ecologia marina,tenute da un professore e da alcuni dei suoi ricercatori esperti di ambienti marini profondi, mi hanno aperto un mondo meraviglioso. Ho chiesto di fare sia la tesina triennale che la tesi specialistica nel laboratorio che si occupava di ecologia di ambienti profondi e la mia dedizione è sempre stata totale. Ho iniziato così le mie prime campagne oceanografiche in mare per esplorare gli abissi.
Parlaci, in sintesi, dei progetti nazionali e internazionali a cui hai partecipato.
In tutti questi anni ho partecipato a diversi progetti nazionali ma soprattutto internazionali, tre i più importanti. Il primo, BIOFUN, è il progetto internazionale che ha finanziato il mio dottorato di ricerca e che mi ha portata a viaggiare tra l’Olanda (per lavorare fianco a fianco con un tassonomo esperto di animali profondi) e l’Italia e qualche volta in Spagna. BIOFUN era un progetto finalizzato alla descrizione della biodiversità in ambienti marini profondi tra cui Mediterraneo e Atlantico. Il secondo progetto, PIONEER mi ha portata a vivere in Francia (Brest, Bretagna) dal 2016 a marzo 2018. Ho avuto il piacere di lavorare a Ifremer nel laboratorio di ecologia marina profonda per studiare gli organismi che vivono in ambienti estremi. E in ultimo BALMAS, progetto trans-Adriatico finalizzato allo studio di specie aliene introdotte con le acque di zavorra. In quel caso, mi sono mossa verso il costiero (con grande piacere), ma senza mai abbandonare il profondo.
Che cosa c’è negli abissi? Come sono, se dovessi descriverli a noi che non li conosciamo?
Negli abissi ci sono forme di vita impensabili. Agli inizi dell’800 si pensava che non ci fosse vita data la mancanza di luce, poco cibo, basse temperature e alta pressione. In realtà gli abissi nascondo una bellezza tutta particolare, gli animali talvolta descritti come mostri sono in realtà il risultato di un adattamento fisiologico ed anatomico a vivere in questi ambienti estremi. La cosa più affascinante di questi ambienti così remoti rimane il mistero che li avvolge. Troppe specie restano ancora da scoprire e descrivere e troppe cose rimangono ancora poco chiare a livello ecologico anche a noi che dedichiamo la maggior parte dei nostri studi a questo.
Oggi il mare si sta surriscaldando ed è sempre più inquinato. Cosa possiamo fare, anche nel piccolo, per salvaguardare un bene prezioso quale l’ambiente marino?
Mare inquinato, anche ad elevate profondità. Abbiamo raccolto plastica e altro a 2000 – 3000 metri di profondità! Incredibile ma vero e triste! Cosa fare? Cominciare dalle piccole azioni quotidiane, non gettare i rifiuti in mare ad esempio. Si pensa che ciò che finisce lì, dato che poi non si vede, sparisca ma in realtà rimane e cercare di utilizzare prodotti domestici meno inquinanti. Quello che secondo me è fondamentale è educare le nuove generazioni alla bellezza del patrimonio mare e al suo rispetto.