È uno spettatore fedele e soddisfatto quello del Rossini Opera Festival, come emerge dalla ricerca condotta relativamente all’edizione 2017 e presentata alla stampa. Il ROF e il suo pubblico: una storia di legami, è il titolo dell’indagine curata da Roberta Bartoletti, Laura Gemini e Stefano Brilli, con la consulenza di Mario Corsi per l’analisi statistica dei dati, dell’Osservatorio sui pubblici dello spettacolo dal vivo, LaRICA – Dipartimento di Scienze della Comunicazione dell’Università di Urbino. “Una ricerca – afferma il vicesindaco Daniele Vimini, neopresidente onorario del Rossini Opera Festival – che conferma il forte rigore artistico e scientifico del Festival, il suo valore aggiunto rispetto alla città, che grazie al ROF non ha bisogno di ulteriori qualifiche”.
Palacio. “Siamo felici – commenta Ernesto Palacio, sovrintendente del ROF, di sapere di più del nostro pubblico, che come sappiamo è in gran parte straniero. Potremo così rispondere ancora di più ai suoi desideri”. L’indagine sistematica sul pubblico del Rossini Opera Festival ha restituito un profilo significativo degli spettatori. Sono stati distribuiti questionari anonimi, in lingua italiana e inglese, a un campione casuale auto-selezionato di pubblico durante sei serate di rappresentazione di Torvaldo e Dorliska, una replica de Le siège de Corinthe e una replica de La pietra del paragone. Sono stati raccolti 570 questionari compilati, corrispondenti al 10% degli arrivi. Il ROF 2017 ha fatto registrare 15.868 presenze e, quanto ai biglietti venduti, gli stranieri rappresentano il 67%. Alla luce dei risultati dell’analisi, lo spettatore tipo del ROF è sessantenne, benestante, colto, visita musei e mostre e ama lo shopping. Durante l’anno va più spesso all’opera che al cinema: è un appassionato e vorace melomane, tendenzialmente “univoro”. La passione per la lirica inizia presto, prima dei 30 anni, e si condivide fra pari. Lo spettatore del ROF è interessato principalmente al compositore, in subordine ai cantanti, mentre è meno interessato alla regia. Il ROF da sempre punta molto sulla componente registica – nell’ultima edizione ha affidato la regia de Le Siége de Corinthe alla catalana Fura dels Baus – tuttavia il pubblico probabilmente nutre qualche resistenza verso l’impronta innovatrice e personale dei registi.
Futuro. Nel complesso il ROF è un Festival che continua a rispondere alle aspettative del suo pubblico che pure nutre ancora qualche remora nei confronti dell’utilizzo dell’Adriatic Arena, a favore di un Festival che si svolga tutto nel centro città. Il legame affettivo verso il ROF si traduce in un duplice aspetto: quello filologico con il patrimonio musicale di Rossini, che procede in tandem con il lavoro di edizione critica della Fondazione Rossini, e quello turistico del soggiorno-ritorno all’appuntamento estivo pesarese. “Se il Festival rimane così com’è, continuo a venire a Pesaro ogni estate” – afferma convinto lo spettatore simbolo del ROF.