Come ogni ultimo sabato del mese, all’interno del progetto rivolto al catechismo per genitori, il 25 novembre la comunità di Colbordolo Talacchio e Montefabbri si è riunita per ascoltare la testimonianza delle suore della Comunità Monastica dell’Adorazione Eucaristica. Il tema dell’incontro è stato: «la bellezza salverà il mondo». Le monache dedite all’Adorazione Eucaristica trovano la loro ispirazione nella vita della Beata Maria Maddalena dell’Incarnazione. Nata a Porto Santo Stefano il 17 aprile 1779, a sedici anni Caterina Sordini (questo il suo nome) entra nelle Terziarie Francescane di Ischia di Castro. Nel 1807 con l’incoraggiamento di Pio VII inaugura a Roma la prima Casa delle Adoratrici perpetue del Santissimo Sacramento. È stata beatificata il 3 maggio scorso in San Giovanni Laterano. La loro missione è quella di educare lo sguardo dalla bellezza al Bellissimo, dal Bellissimo alla bellezza.
Contemplazione. Educare i fedeli all’adorazione del Santissimo Sacramento e alla contemplazione della bellezza è lo scopo principale della comunità, che fonda la sua esperienza sulla regola agostiniana. Il bellissimo è Cristo presente realmente nell’Eucarestia, la contemplazione scandisce un tempo “Altro” ed educa lo sguardo; la bellezza è quella umile dell’arte: arte figurativa e contemplativa, arte musicale meditata, arte in ogni forma che rende all’uomo la bellezza vera e la vera bontà del Cristo. Abbiamo ripercorso la vita di Cristo la sua sofferenza e la storia del popolo d’Israele aiutati dall’osservazione di alcune opere di artisti famosi come Chagall e Bosch.
Testimonianza. Il momento più toccante dell’incontro è stato quando abbiamo ascoltato la testimonianza di una giovane suora che ci ha raccontato il suo percorso e la sua vocazione a questa “strada”, così difficile da capire. Come può una giovane ragazza impegnata in una vita normale, fatta di studio, di impegni sportivi di amici, sentire così forte dentro di se un vuoto incolmabile e un profondo senso di incompletezza? Il suo vuoto è stato colmato da Cristo e dalla sua Adorazione; “dopo varie vicissitudini – ha detto – ho capito che ero nata per adorare Cristo, e non lo sapevo, solo così la mia vita è piena dell’amore di Dio”. L’adorazione eucaristica presenta la sofferenza di Colui che ha dato la vita per la nostra vita, e noi nella messa incontriamo questa sofferenza, ma anche l’immenso amore che Lui ci dona fino all’infinito; vivere la messa significa vivere l’incontro con Gesù che è il centro della nostra esistenza, che dobbiamo portare con noi sempre, oltre la messa della domenica. Dobbiamo essere portatori “sani” dell’amore di Cristo e dobbiamo lodarlo, onorarlo, adorarlo in ogni luogo e in ogni momento della nostra vita. Con coraggio, anche nelle difficoltà che ogni cristiano può incontrare nell’evangelizzare, nel diffondere tutto ciò che è Dio nella sua immensa bellezza.