
“Un brivido precede i passi di un cuore misericordioso, di un cuore gioioso e di un cuore innamorato” (Luigi Verdi). Ho voluto iniziare questa mia piccola e semplice presentazione con questa citazione di don Luigi Verdi, fondatore della fraternità di Romena e caro amico della nostra comunità, perché essa esprime pienamente i tratti fondamentali del mio cammino umano e spirituale che sabato 14 maggio, nella solennità di Pentecoste, diverrà scelta di vita definitiva con il sì per sempre a Gesù attraverso la mia professione solenne.
Questo mio cammino infatti è iniziato al 1° anno di università (qui ad Urbino) con un brivido, un’intuizione che mi ha attraversato in un momento di preghiera: Gesù come un povero si faceva mendicante del mio povero amore e chiedeva la mia disponibilità per una sequela piena, totale e radicale. Attraverso ritiri di preghiera, incontri e un sincero discernimento ho custodito e “messo alla prova” questa intuizione iniziale anche attraverso il dialogo con persone amanti di Dio e della vita, sia durante gli anni degli studi universitari in economia aziendale, sia dopo la laurea quando ho cominciato a lavorare.
È stato un cammino lento “a piedi”, un po’ come quando si va sui sentieri di montagna, con salite, strettoie, discese, guadi improvvisi, cammino nel quale ho preso consapevolezza che prima del mio desiderio di seguire Gesù c’era l’iniziativa del Padre che, attraverso il suo Spirito, stava conducendo la mia barchetta… al “porto” del monastero delle Clarisse di Urbino, sui passi di Francesco e Chiara. Qui ho deciso di entrare il 13 marzo 2008 dopo aver lasciato i miei parenti e amici del mio paese di origine in provincia di La Spezia e il mio lavoro, tanto ricercato e desiderato, di responsabile di reparto di un grande supermercato della mia zona, occupazione che, dopo i tanti anni di studio, mi aveva dato la mia indipendenza economica.
In questi otto anni di vita in monastero scanditi dal sì alla vestizione il 24 febbraio 2010 e dal sì alla professione temporanea il 3 giugno 2012, ho fatto quotidiana esperienza del “cuore misericordioso” del Padre che, attraverso l’ascolto della Parola e la vita fraterna con le mie sorelle mi si è rivelato come un Dio dal volto di padre e di madre che non si stanca mai di avere fiducia in me nonostante le mie cadute e i miei sbagli e che ogni volta mi rialza e mi dona la possibilità di ricominciare sempre e di nuovo sulla roccia della sua fedeltà. Nel mostrarsi a me come Padre, Lui mi ha rivelato che, come Gesù, io sono la sua figlia amata da sempre e per sempre e senza condizioni: da questa consapevolezza sgorga la gioia che non è semplice felicità, ma è il trovare gusto nel condividere con le sorelle che il Signore mi ha donato gli spazi e i tempi della mia quotidianità anche se ciò comporta una dimensione di sforzo e di fatica, ma è una fatica feconda di vita e di bellezza perché si impara a “non volere che smetta di piovere ma a danzare sotto la pioggia” (Gandhi). É la gioia di sentirsi plasmati dallo Spirito per un’opera unica, come quando da un pezzo di argilla se ne deve ricavare una ciotola: è necessario lavorare la terra, darle la forma voluta, togliere la terra in più, levigarla, lasciarla riposare, ma alla fine la ciotola è un pezzo unico come ogni opera fatta manualmente e artigianalmente!
Pensando al sì per sempre a Gesù che dirò ufficialmente davanti ai miei parenti, amici e alla Chiesa locale, il 14 maggio, sento nel cuore una grande gioia e una profonda emozione e gratitudine per il grande dono che sto per ricevere, un po’ come Maria, la Madre di Gesù quando incontra Elisabetta e, vedendo nelle loro vite le grandi opere compiute dal Padre, dal cuore le sgorga il cantico di lode del Magnificat. In questo mese di maggiore ritiro e meditazione che sto vivendo in preparazione a questo grande passo, chiedo al Padre che attraverso l’azione dello Spirito, mio grande compagno di viaggio, mi doni sempre un cuore innamorato di Gesù, delle mie Sorelle e della Vita, capace di farsi prossimo ad ogni uomo che incontrerò nel mio cammino. Credo che il senso profondo di questa mia scelta, vissuta nella povertà di una vita fraterna fatta di preghiera e di piccole e semplici attività quotidiane che non rispondono in maniera visibile all’imperante criterio economico e sociale della produttività, sia proprio quello di testimoniare la gratuità ricevuta per rivelare la profonda fecondità di ogni vita umana anche e direi, soprattutto, quando apparentemente sembra inutile e “sprecata”, come mi disse il mio ultimo datore di lavoro quando lasciai il mio posto e lui esclamò: – Che spreco di risorse! -. Vorrei terminare questa mia piccola testimonianza facendo mie le parole di Etty Hillesum, una grande donna ebrea morta nei campi di concentramento: semplicemente ESSERE, come il chicco di grano, per far intuire attraverso la mia vita semplice, ma accolta nella sua totalità, la presenza di un Altro che la abita e la abbraccia: il Padre di tutti e di tutto.
Vi aspetto tutti per vivere insieme questo momento di Grazia e di festa per me e per tutta l’umanità.
Suor Maria Sara
Monastero Santa Chiara – Urbino