Casa Moscati, una Casa per malati terminali di AIDS: era questa la finalità quando Don Gaudiano e Paolo Pierucci decisero di aprire questo luogo di accoglienza. Poi negli anni il decorso della malattia è cambiato, ma ancora si fa fatica a prenderne coscienza. Un nostro ospite, quando ha letto la definizione di “malati terminali” sul Nuovo Amico dell’8 settembre, non si è riconosciuto e ne ha discusso con un redattore del vostro giornale, che gentilmente ci ha offerto la possibilità di replicare. Il breve articolo che segue è opera del confronto tra operatori ed ospiti all’interno di Casa Moscati.
In merito all’articolo sulla visita del cardinal Bagnasco del prossimo 26 ottobre, per l’occasione del ventennale della morte di Don Gaudiano – pubblicato sul Nuovo Amico – vorremmo fare una precisazione: in quell’articolo si citava una delle realtà fondate da Don Gaudiano, Villa Moscati, definendola casa “per i malati terminali di Aids…”.
Nel 2013 dovrebbe essere ormai ampiamente acquisito che chi soffre di questa patologia non si può più considerare, fortunatamente, “malato terminale”, perchè è ormai da quasi oltre 15 anni che le terapie antiretrovirali consentono di controllare il virus, stabilizzando le condizioni di salute ad un livello spesso ottimale. Perché facciamo questa puntualizzazione? Perché una società civile non ben informata, mantenendo un’immagine di 20 anni fa, continua ad essere vittima della paura, che a sua volta porta spesso alla discriminazione. E’ proprio perché i malati di Aids non sono terminali, ma possono tornare ad avere una vita piena, combattere il pregiudizio diventa essenziale.
Le difficoltà più grandi sono infatti quelle che coinvolgono gli aspetti più relazionali della persona, ovvero la sfera affettiva e lavorativa. Stante anche la crisi che tutti stiamo attraversando, e le difficoltà oggettive all’accesso al mondo del lavoro in particolare, un ostacolo in più da superare può diventare insormontabile. E’ giusto, da un lato, concentrarsi su una corretta prevenzione, e per questo abbiamo recentemente avviato una campagna di sensibilizzazione anche nelle scuole superiori, ma dall’altro si dovrebbe combattere la disinformazione che distoglie da una vera percezione del problema.
Gli ospiti e gli operatori di Casa Moscati
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Gentili ospiti ed operatori di “Casa Moscati”, è con vero piacere che riceviamo e pubblichiamo la vostra precisazione in merito al nostro articolo dello scorso 8 settembre. L’Hiv fa meno morti e anche meno malati ed è pertanto corretto non parlare più di fase terminale dell’infezione. Tuttavia i dati rivelati dall’ultimo rapporto annuale dell’agenzia Onu Unaids restano comunque impressionanti. Per completezza di informazioni diamo uno sguardo ai dati 2012 che registrano 1,6 milioni di decessi nel mondo causati dall’Aids, meno del 2011 quando sono state 1,7 milioni e in forte calo rispetto al picco registrato nel 2005 di 2,3 milioni di morti. Dal 2001 al 2012 le persone che hanno contratto l’infezione sono diminuite di un terzo e oggi sono circa 35,3 milioni in tutto. Si tratta di numeri positivi che secondo il rapporto sono collegati al migliore accesso ai farmaci. Nel 2012 sono state 9,7 milioni (meno della metà) le persone curate con i farmaci antiretrovirali, nel 2011 erano il 20% in meno e secondo il direttore generale di Unaids Michel Sidibé ”di questo passo si riuscirà a raggiungere l’obiettivo di 15 milioni di persone curate” rispettando gli obiettivi del Millennium Development Goal che prevede questo traguardo come essenziale per fermare l’epidemia di Aids entro il 2015.