GERUSALEMME – Tre, due, uno… arrivati a Nazareth! Tra battute più o meno serie ma soprattutto tra tanti momenti di preghiera e riflessione si è snodata la settimana di don Natale Albergucci, la sapiente guida che ha accompagnato i pellegrini nel luoghi Santi affacciati sul Mediterraneo e sui laghi di Tiberiade e del mar Morto. I suoi stimoli, i suoi messaggi probabilmente non li scorderanno più, così come anche la sua ricerca affannosa di una misteriosa “signora”, curioso ed efficace metodo per attirare l’attenzione nei momenti in cui, viste le numerose tappe previste, la stanchezza si affacciava sui pellegrini. Tuttavia la soddisfazione alla fine è stata generale, tanto che al ritorno già c’era chi parlava di futuri viaggi, non del tutto appagato da questo concentrato ma breve assaggio di Terra Santa. E il merito va sicuramente all’Opera Romana Pellegrinaggi, che con la sua organizzazione sa curare al meglio ogni dettaglio e rispondere alle esigenze del momento. Va anche al nostro Arcivescovo mons. Giovanni Tani, che ha saputo completare con delle profonde meditazioni ogni momento del viaggio. Va ai sacerdoti che hanno coadiuvato il nostro pastore nel portare la giusta spiritualità in ciascun istante. Va ai pellegrini, che si sono coesi pur da perfetti sconosciuti in un gruppo omogeneo e affiatato, rendendo i giorni dei momenti di condivisione tra amici di sempre. Va ai nostri fratelli ebrei e musulmani, che pur nelle differenze ci hanno accolti in casa loro e fatto trovare un clima nonostante tutto tranquillo e caratteristico. Ogni meta toccata, ogni luogo visitato ha avuto una peculiarità tutta sua capace di fartelo appezzare appieno, ma sicuramente il monte delle beatitudini o il Santo Sepolcro, la basilica dell’Annunciazione o quella della Natività hanno toccato il cuore dei pellegrini con particolare intensità. E tutto ciò ha fatto slittare in secondo piano il mondo che ci circonda, con guerre all’orizzonte e dissapori mai sopiti, come hanno sapientemente illustrato il Vescovo ausiliare del Patriarcato e un suo sacerdote in due incontri che hanno portato tutti a capire fino in fondo la complicata realtà di quei luoghi. Oltre infatti alle affascinanti ed inevitabili parentesi turistiche, tra cui momenti di shopping ed estenuanti contrattazioni al ribasso con i mercanti arabi, non sono certo mancati dei momenti estremamente interessanti di approfondimento sulla attuale situazione in medio oriente. Si può visitare la Terra Santa e percorrere ogni stradina più tipica, ma se non si ascoltano le parole di gente che lì ci vive da sempre non si arriverà mai a capire fino in fondo quello che da noi solo i telegiornali a volte provano a raccontare. Due sono stati gli incontri molto utili a tal proposito: uno con il vescovo ausiliare del patriarcato cattolico di Gerusalemme, l’altro con un suo sacerdote impegnato proprio nella divulgazione. Nel primo si sono meglio conosciuti i “numeri”
delle religioni in Israele e territori palestinesi: se gli ebrei superano di poco la metà, i musulmani arrivano a completare quasi interamente l’altra parte, con una bassissima percentuale di cristiani, di tutte le confessioni. Il dialogo, riservato purtroppo soprattutto ai vertici e poco sentito dalla massa (facilmente preda degli estremisti per la poca cultura), è più semplice con gli ebrei per le tante caratteristiche comuni, basti dire l’antico testamento; con i musulmani a volte, nonostante le divergenze, è comunque facile trattare in quanto anche loro si ritengono popolo oppresso in casa propria (dagli ebrei, ovviamente). Tra le diverse chiese cristiane non è facile l’unità, nonostante anche Papa Francesco si stia adoperando molto in tal direzione: è tanto l’orgoglio da parte di quelle orientali, che non accettano specialmente il primato di Roma, proponendo un “papa onorario” con pochi poteri e più inteso come primo tra pari. In più va detto che nei fatti, la convivenza nei santuari gestiti “in comune” (Santo Sepolcro e basilica di Betlemme) è fonte di continui contrasti, che difficilmente si possono cancellare e che provoca continuo risentimento “alla base”, cioè tra i sacerdoti che li custodiscono. Nel secondo incontro si è appreso di come la recente costruzione del muro tra Israele e Palestina (8 metri di altezza per più di 700 km), intrapresa con l’intento di barriera per i terroristi, sia diventata una prigione per i Palestinesi, che come in una Germania Est, non possono lavorare dove c’è movimento d’affari poiché è impedito loro il passaggio ai check point e si riducono sempre più alla povertà (l’unica risorsa è il turismo, religioso in primis). Tra di essi vi sono gli arabi cristiani, spinti sempre più all’emigrazione poiché sopraffatti dalla concorrenza araba (nella vendita di souvenirs) e oggetto di violenze, atti vandalici e soprusi. Ogni anno sono decine le chiese profanate o sfregiate con scritte, specialmente dagli ebrei, così per i cristiani spesso la soluzione è l’America, in un sogno che là dura ancora. Per parafrasare una celebre frase di Gesù, si usa dire che i cristiani di Terra Santa ricevono uno schiaffo in una guancia dagli ebrei, uno schiaffo nell’altra dai musulmani. Se scappano, come dare loro torto?
Giovanni Volponi
9 commenti
A occhio e croce (ma sto comunque prendendo informazioni più precise da chi conosce bene e frequenta i luoghi) che ci siano ogni anno decine di chiese profanate o sfregiate SPECIALMENTE dagli ebrei, appare una MENZOGNA COLOSSALE dell’articolista Giovanni Volponi. Questo in base alla logica (seguiranno le testimonianze). Nessun fatto del genere è mai stato lamentato dalle Chiese locali o da Roma. Nello stato di Israele non sono possibile accadimenti del genere, sarebbero perseguiti duramente. D’altronde l’articolista parla senz’altro dei territori palestinesi, ora come è possibile che gli “ebrei” vadano in giro a sfregiare chiese arabo-cristiane in territori in cui nemmeno possono mettere piede senza rischiare il linciaggio? Possibile che ogni pellegrinaggio in ISRAELE debba essere la scusa per tanti cristiani (volenterosi carnefici di ebrei nei secoli)per continuare e rafforzare l’antico (non si sa più quanto inconscio) antisemitismo? Declinato nel disprezzo per lo stato che garantisce, al contrario di quanto dice Volponi, libertà assoluta di culto per tutte le religioni? Sono veramente scandalizzato dalla disinformazione grottesca di questo articolo (basti anche rilevare la assimilazione tra il muro israeliano costruito per la disperata difesa dal teerrorismo suicidario, e il muro di Berlino!) superficiale e dannoso per un minimo di rispetto della verità.
Caro sig. Fabio Cangiotti,
ci spiace che l’articolo di reportage sul viaggio in Terra Santa della comitiva urbinate le sia apparso così inappropriato e tendenzioso. L’articolo, che vuole essere appunto un reportage (cioè una cronaca, un diario di esperienze viste, udite e vissute dalla comitiva, senza insinuare o aggiungere niente), aveva lo scopo di raccontare quella terra tanto discussa nei telegiornali, ma allo stesso tempo poco nota per tanti altri aspetti, uno tra tutti la situazione dei cristiani. Nella seconda parte del testo che avrà letto sul nostro sito web, erano riportati i resoconti di due colloqui avuti con chi lì ci vive sempre, e cioè un sacerdote arabo-cristiano e il suo vescovo. Quest’ultimo in particolare ha illustrato la complicata situazione attuale, dicendoci né più né meno di quanto scritto poi sul Nuovo Amico. Sono state sue le parole: “Ogni anno sono decine le chiese imbrattate e oggetto di vandalismi, specialmente da parte di ebrei”. Né noi né lei abbiamo la facoltà di dichiarare verissime o falsissime le sue parole, visto che non siamo diretti testimoni dei fatti, ma pensiamo che un esponente della diocesi di Gerusalemme non si metta ad ipotizzare o ad accusare senza avere prove o fatti concreti su cui basarsi. Se avesse esagerato sul numero, questo non lo possiamo sapere, tuttavia è indubbio che questi accadimenti esistano nonostante da noi non “facciano notizia” e non appaiano sui telegiornali. Le basta, come abbiamo fatto anche noi volendoci informare di più sulla questione, cercare su internet di atti vandalici in chiese israeliane (o palestinesi): purtroppo troverà vari risultati. Ciò dovrebbe essere sufficiente per farle capire che da parte del Nuovo Amico, così come dell’articolista Volponi, non c’era alcuna volontà di scrivere appositamente falsità, tanto meno il solo pensiero di spronare i lettori ad un vergognoso e non cristiano sentimento antisemita. Anzi, i vari articoli che periodicamente trattano dell’olocausto o del dialogo tra religioni hanno anche lo scopo di aprirci alle altre fedi, non ultima quella ebraica, per tanti aspetti “sorella” della nostra. Ci preme in secondo luogo chiarire alcune inesattezze da lei scritte: il muro che è stato innalzato dagli israeliani certamente con lo scopo di garantirsi la sicurezza dagli attentatori, è indubbio che risponda al fine per cui è stato creato. Tuttavia, basta andare sul posto per rendersi conto che esso è anche un limite invalicabile per tutti gli altri arabi che non sono degli attentatori e che vorrebbero andare a trovare i parenti dall’altra parte, o magari anche solo andare un giorno a Gerusalemme. Tra loro anche gli arabi cristiani, che degli attentati non hanno nessuna colpa ma che in quanto arabi sono assimilati ai loro fratelli musulmani. Inoltre certamente dopo il 2005 la presenza ebraica nei Territori Palestinesi è drasticamente diminuita, ma non è nulla: vi sono delle zone in cui c’erano insediamenti ebrei che durano tutt’ora, che il governo israeliano ha sollecitato ad abbandonare ma che gli stessi abitanti non vogliono lasciare, come la ben nota vicenda della Striscia di Gaza testimonia. Qualche ebreo dunque c’è anche nei Territori, oltre a quelli che possono liberamente uscire e rientrare in Israele, senza essere fatti “a pezzettini” da nessuno, visto che chiunque vada lì può vedere coi propri occhi tutte le auto che escono ed entrano presso i tanti check-point. Augurandoci che continui a seguire il nostro giornale, le rinnoviamo il nostro dispiacere e speriamo che queste precisazioni abbiano risposto ai suoi dubbi su eventuali nostre responsabilità.
La redazione de Il Nuovo Amico
Devo chiarire, rileggendo quanto ho scritto, che l’inciso “al contrario di quanto dice Volponi” non è corretto, in quanto non riferisce affatto una affermazione dello stesso articolista. per il resto, non cambio di una virgola il mio giudizio negativo.
vedi risposta della redazione sopra
Dal 2005 nessun israeliano ha più messo piede nei territori sotto il controllo dell’autorità palestinese, come è possibile che questi “sporchi ebrei” abbiano sfregiato o imbrattato le chiese degli arabi? Non è ben più verosimile che simili episodi di intolleranza siano compiuti da fanatici islamici palestinesi? Non è questione di dare un colpo alla botte e una al cerchio, caro Volponi, qui le chiacchiere stanno a zero. I poveri palestinesi non possono più andare a lavorare nel Paese che dava loro lavoro? e che chiamasi, guarda un po’, Israele? E come mai allora continuano a santificare i loro shaid, i martiri suicidi indicati come eroi ai palestinesi fin dalla più tenera infanzia, perfino nei libri di testo delle scuole primarie? E chi è più prigioniero del Muro, un israeliano, che se prova a uscire lo fanno a pezzettini, o un palestinese che bene o male ha un territorio sconfinato che lo circonda, di lingua, costumi religione del tutto a lui familiari? Certo, gli ebrei non riconoscono Gesù Cristo come figlio di Dio e lui stesso Dio. Ma i cristiani che continuano a disprezzarli tramite mistificazioni e menzogne, dopo averli per secoli e secoli perseguitati, non sono certo buoni seguaci del messaggio di Gesù Cristo.
vedi risposta della redazione sopra
Spett. Redazione, verifico che un paio di miei commenti sono stati rimossi, benchè non riportassero contenuti sconvenienti o insulti, bensì solo critiche al presente articolo di Giovanni Volponi, critiche forse sgradite ma direi fondate (in ogni caso il vecchio vizio cattolico di tacer e sopir andrebbe messo da parte, o no?). Comunque ribadisco, relativamente all’articolo di Volponi sul pellegrinaggio in Terrasanta che è palesemente FALSA E TENDENZIOSA l’asserzione che “ogni anno sono decine le chiese profanate o sfregiate con scritte, SPECIALMENTE DAGLI EBREI” e la menzogna evidentemente riguarda la parte riportata in maiuscolo. Fatti del genere non accadono in Israele, dove vige la massima durezza nei confronti dell’intolleranza religiosa, e se accadono nei cosiddetti Territori, non possono essere addebitati ad “ebrei”, che in quei luoghi non mettono piede dal 2005. Non sarebbe male un chiarimento ed eventualmente una errata corrige, anziché passare la cosa in vcavalleria, facendo finta di nulla. E’ inutile dirci cristiani senza un minimo di rispetto per la verità.
vedi risposta della redazione sopra
Verifico che i commenti vanno e vengono, a volte ci sono a volte spariscono. Mah