“L’uomo non è il suo errore”, diceva Don Oreste. È con questo spirito che nel 2008 è nata la “Casa Madre del Perdono”, a Taverna di Monte Colombo (RN), struttura di accoglienza della Comunità Papa Giovanni XXIII. Si tratta di una valida alternativa alla prigione che ha dimostrato di essere un sistema fallimentare. Lo dico da operatore che svolge il proprio servizio all’interno delle strutture carcerarie da due anni. Tra le altre cose mi occupo anche di incontrare direttamente i detenuti della Casa Circondariale di Villa Fastiggi a Pesaro. In questi due anni più di 25 ragazzi sono usciti dalla cella scegliendo un percorso educativo alternativo alla detenzione. A loro presentiamo un progetto educativo e proponiamo una seria revisione della propria vita attraverso due colonne: la formazione umana e la formazione religiosa. La prima si esprime attraverso strumenti più terapeutici, tra cui il resoconto. Si tratta di uno scritto in cui si raccolgono le emozioni e ci si ferma a pensare. Ci si esercita a dialogare nella verità, nella relazione e con responsabilità. Ma ci sono anche “esercizi” più duri come “la tabella di merito”, in cui ciascuno si esprime sul comportamento degli altri compagni.
Di pari passo procede anche il cammino religioso. In questo caso si cerca di capire cosa dice Dio e si chiede a Lui la forza e la grazia per vivere ciò che Egli vuole. Uno dei valori aggiunti di questa struttura è la presenza dei volontari, “veri apostoli della carità”. Si tratta di persone della società civile che donano tempo e amore gratuito ai “recuperandi”, accompagnandoli nel loro cammino.
Ed è così che riusciamo a riscoprire la dignità che alberga in ogni persona, anche in chi ha commesso i reati più abominevoli. Perché il cambiamento è possibile. Questo lo dicono i numeri: in Italia su mille persone che escono dal carcere circa 800 tornano a commettere reati, (80% di recidiva). Nel caso in cui il detenuto segua un percorso alternativo, la recidiva si abbassa fino ad arrivare al 10% della reiterazione di un reato.Dalla sua apertura la “Casa Madre del Perdono” ha ospitato più di 250 detenuti di cui molti provenienti dalla Casa Circondariale di Pesaro. Ogni ragazzo che accogliamo in casa ha una sua storia e una sua ferita. Spesso arriva carico di rabbia. Ed è partendo da qui che nasce la voglia di cambiare perché dove c’è fiducia è più facile scegliere.
Ad oggi possiamo raccontare la positiva esperienza di molti ragazzi come ad esempio quella di Enrico, che ha scelto di scontare l’ultima parte della sua pena adoperandosi per aprire una realtà come la nostra in Puglia. Oppure la vicenda di Raimondo, che passerà gli ultimi mesi di detenzione presso “La Capanna di Betlemme” di Bologna, ad aiutare i volontari che accolgono ogni notte i barboni provenienti dalla strada. Poi c’è l’esperienza di Haithem che ha accudito con amore per diversi mesi un anziano disabile presso una nostra Casa Famiglia. Insomma, storie di ragazzi che si sono adoperati per riscattare la propria vita.
Matteo Giordani
Comunità Papa Giovanni XXIII
servizio carcere