“Accoglienza, desiderio, ponte”: quasi un programma che ha caratterizzato le tre settimane interamente dedicate dall’arcivescovo mons. Sandro Salvucci alla Città, abitandovi e risiedendovi. Una preziosa occasione di visita delle realtà ecclesiali e civili cittadine
Tre settimane interamente dedicate a Urbino, abitando e risiedendo in città, sono state per il vescovo Sandro occasione di visita pastorale all’Unità Pastorale di Urbino. Il desiderio espresso nella lettera di annuncio della visita era di “incontrare tutti, e non solo nelle chiese e nei locali parrocchiali, ma nelle strade, nelle case, nei luoghi di vita, di lavoro e di svago, secondo uno stile familiare. Vi incontrerò – scriveva – come un padre incontra i propri figli, come un fratello incontra altri fratelli, come un uomo incontra i propri simili in spirito di cordialità e di amicizia”. Sono state tre settimane intense di incontri anzitutto con le realtà ecclesiali, parrocchie, movimenti, monasteri e case religiose, oratorio, pastorale universitaria e anche con alcune famiglie, ma la visita ha toccato anche le realtà civili, socio sanitarie, cooperative, associative, sportive, lavorative e scolastiche. Un calendario che tuttavia non è stato esaustivo di tutte le realtà urbinati in quanto il tessuto religioso, sociale e civile è ricchissimo e plurale, e non è esauribile in tre settimane. Lo spazio concessomi non mi permette di riportare una cronaca precisa e “calda” dei momenti speciali e di grazia vissuti, per cui condivido in semplicità tre parole che esprimono la mia risonanza personale di questa visita pastorale.
Accoglienza. Ogni realtà visitata ha manifestato un’apertura cordiale e confidente. Non si sono registrati rifiuti pregiudiziali all’incontro, anzi per molte realtà si è trattato di una prima volta. Nessuno ha chiuso le porte e non si è dovuto evangelicamente “scuotere la polvere dai calzari”. Anche nei luoghi educativi come la scuola ove spesso la laicità rischia di coincidere con la cancellazione della religione si è sperimentata invece una disponibilità rispettosa e accogliente.
Desiderio. Ogni incontro si è rivelato non formale, non cerimonioso ma animato dal reale desiderio di entrare in una relazione vera, fiduciosa, confidente e carica di stima reciproca. È come se in fondo si desiderasse una relazione autentica e non istituzionale con la Chiesa. In ogni ambito visitato traspariva un clima familiare e di condivisione aperta e serena. Emblematici sono stati gli incontri con alcune classi degli istituti scolastici nelle ore di religione e in particolare con gli studenti e le studentesse delle scuole superiori. In questi incontri il dialogo è stato caratterizzato da tanta libertà, franchezza, spontaneità, ma anche da tanta attenzione e desiderio di ascoltare parole di un respiro profondo. E stato come se sfidassero il vescovo e con lui tutta la chiesa (i parroci, le catechiste e gli adulti cristiani) a diventare pienamente quello che sono e ad essere accoglienti nei loro confronti. Il vescovo a sua volta ha sfidato i ragazzi chiedendo loro come la chiesa possa avvicinarsi ai giovani e alle loro domande di oggi.
Ponte. La visita pastorale è stata sicuramente un ponte lanciato alle comunità cristiane di Urbino e indubbiamente alle realtà cittadine. Si tratta ora di percorrerli e di costruire comunicazioni e scambi che possano permettere percorsi rinnovati di dialogo, di annuncio e di missione rinnovati. Il lavoro iniziato dal vescovo Sandro è una porta aperta, un inizio sfidante per la comunità cristiana di Urbino e per il suo cammino.