Dante Alighieri, nel primo canto dell’Inferno della Divina Commedia, incontra tre bestie pericolose che gli sbarrano il passaggio: la lupa famelica che vuol avere tutto; il leone, il re della foresta; avido di potere; la lonza sempre avida di piaceri.
Se ci pensiamo bene sono le tentazioni di ogni uomo e di ogni tempo. Anche Gesù nel deserto, prima di iniziare la sua vita pubblica, ha dovuto combattere questi tre vizi capitali. “Di’ che queste pietre diventino pane”, suggerisce il maligno. Lui risponde: “Non di solo pane vive l’uomo”. “Vuoi un potere immenso su tutto il mondo? Prostrati a me”. Questa la seconda richiesta del diavolo. Gesù risponde: “Vattene satana solo Dio adorerò”. Infine la terza tentazione: “Fai un miracolo strepitoso, gettandoti dal punto più alto del tempio e diventerai famoso, tutti ti batteranno le mani”. A questa proposta il Figlio amato dal Padre risponde: “Non mettere alla prova Dio per avere dei successi e dei privilegi mondani”.
Dante identifica questi vizi con le tre realtà storiche del suo tempo. La lonza è la Signoria di Firenze, ricca, gaudente, orgogliosa. Il leone è il potere francese che vuol dominare il mondo di allora; la lupa rappresenta la Curia Romana sempre avida di soldi e di privilegi.
Quanto sono presenti anche nel mondo di oggi queste tristi realtà? E noi ne siamo immuni? L’avere, il potere, il godere sono prerogative solo di alcuni. In che misura? Senza misura; ecco il peccato personale e sociale, di cui ci parla spesso Papa Francesco. Sempre Papa Francesco, nel breve ma profondo commento domenicale a questo vangelo ci ricorda: “Se non siamo capaci di vedere i nostri difetti, la nostra brama di potere, avere e godere, saremo sempre portati a ingigantire quelli altrui”.
E’ il tempo favorevole per la nostra conversione da queste strade a vicolo cieco che causano tanti disastri personali e sociali. Come? Con la sobrietà, con la solidarietà, con la preghiera e l’ascolto orante della Parola di Dio, con una confessione che dia pace al nostro cuore.
Buona Quaresima!