La Parola di Dio: spina dorsale della nostra fede
Domenica scorsa, “domenica della Parola di Dio”, la chiesa parrocchiale di Montecchio ha ospitato l’assemblea interdiocesana dei catechisti. Destinatari erano quanti svolgono il ministero della catechesi nelle Diocesi di Pesaro e di Urbino-Urbania-Sant’Angelo in Vado. Già lo scorso anno c’era stato il lancio di questo lavoro unitario e comunionale con una presenza forte: suor Gloria Maria Riva, che aveva tenuto una erudita lezione di “catechesi attraverso l’arte”; ed era stato un pomeriggio davvero riuscito.
Quest’anno, a radunare le molte centinaia di persone che hanno gremito l’aula ci ha pensato don Luigi Maria Epicoco, innamorato di Gesù Cristo ed appassionato della Sua Parola. Don Luigi ha tenuto la sua relazione incentrata proprio sull’ascolto e la trasmissione della Parola, dividendola in due parti: una prima parte più teorica ed una seconda parte più pratica, dove ha ripercorso i vari momenti della lectio divina, il metodo monastico di approccio alla Parola ed alla sua comprensione spirituale. Due ore intense e ricche di spunti. Al termine, divisi in gruppi, i partecipanti si sono cimentati nella sperimentazione della lectio divina sulla parabola evangelica del seminatore.
È praticamente impossibile riassumere l’intervento di don Luigi in maniera organica: possiamo soltanto offrire qualche spunto che permetta di confermare la caratura (teologica e spirituale) del relatore e di trattenere, per noi stessi e per le persone cui ci rivolgiamo nel ministero, l’importanza imprescindibile della Parola di Dio. Alla base di tutto dobbiamo mettere la fede, intesa quale fiducia nel Signore, quella fiducia che ha caratterizzato la caparbietà degli amici del paralitico (Mc 2) e dell’emorroissa (Lc 8). La Parola di Dio deve sostanziare la nostra fede, la nostra devozione: «una fede non ancorata nella parola – sono parole di don Luigi – è una fede senza spina dorsale, da molluschi». Un amore appassionato che ci tenga aggrappati fiduciosamente a quel Gesù che, unico, può salvarci e liberarci. E questo amore appassionato deve anche essere ben visibile (appunto perché sperimentato nella nostra vita) nel servizio della catechesi.
Un altro aspetto, trattato da don Luigi nella seconda parte del suo intervento è questo: la Parola di Dio, non è nostra, ma appunto di Dio. Se vogliamo accostarci con frutto alla Parola e davvero essere terreno buono dove essa stessa può fruttificare oltre ogni nostra aspettativa, è necessario che ci affidiamo allo Spirito Santo, l’unico che ci può guidare all’intelligenza delle Scritture. E lo Spirito, lo sappiamo, parla alla Chiesa. Da qui deriva che l’ascolto e l’interpretazione della Parola è sempre un fatto di Chiesa (custode della Parola stessa, suo più grande tesoro), come afferma san Pietro: “nessuna profezia della Scrittura procede da un’interpretazione personale” (2Pt 1,20).