Elena Damiani (volontaria di Emergency) e don Sandro Messina (direttore di Migrantes Fano) sono stati i testimoni dell’incontro tenutosi a Fano, giovedì 3 ottobre, nella sala della comunità “don Paolo Tonucci”, organizzato da Migrantes, Associazione APITO in collaborazione con Africa Chiama, Centro Missionario e Ass. Porte Aperte, in occasione della giornata mondiale del migrante e del rifugiato.
Don Paolo Tonucci. Dopo una breve introduzione per ricordare la tragedia di Lampedusa del 3 ottobre 2013 in cui persero la vita 368 persone in cerca di “speranza”, Roberto Ansuini, presidente di Apito, ha ricordato come questo anniversario coincide anche con il trentennale della morte di don Paolo Tonucci, prete della nostra diocesi “fidei donum” in Brasile.
Missioni umanitarie. Durante la prima parte dell’incontro i testimoni, partecipanti a due distinte missioni umanitarie, hanno raccontato la loro esperienza a bordo delle navi da soccorso rispettivamente di Emergency e di Mediterranea. Navi SAR (Search and Rescue) che, con il loro equipaggio altamente professionale, si mettono a servizio a fianco delle istituzioni, per salvare quanti si trovano in difficoltà in mare. Tanti sono infatti i naufragi e le persone in pericolo di vita messe in sicurezza dalle organizzazioni non governative giorno e notte lungo le tratte della speranza nel Mediterraneo.
Il lavoro di queste organizzazioni è spesso mal visto o male interpretato, strumentalizzato politicamente, ma rappresenta appena il 10% degli interventi di salvataggio in mare che ogni anno si svolgono, mentre il restante 90 % è a carico della Guardia Costiera.
Respingimenti. “E’ peccato grave – ha detto don Sandro Messina citando le parole del Papa – respingere volontariamente i migranti. Siamo partiti con una nave appoggio a fianco della “Mare Jonio” per dare aiuto a quest’ultima nel soccorrere i migranti. Ne abbiamo soccorsi 182 in poche ore. Oggi c’è silenzio su questo tema”.
Accoglienza. C’è bisogno di sensibilizzare all’accoglienza, educarsi alla corresponsabilità e dire no all’indifferenza. In un parallelo Biblico don Messina ha ricordato la parabola del buon Samaritano, sottolineando come noi tutti siamo i locandieri, ma i samaritani che vanno incontro al bisognoso sono proprio queste organizzazioni che prendono il largo per salvare vite.
“Le cose più belle vissute in questa esperienza – ha detto Elisabetta – sono gli occhi pieni di speranza di queste persone che si mettono in viaggio attraverso pericoli e soprusi alla ricerca di vita e di realizzazione dei propri sogni”. Chi siamo noi per impedire tutto questo?
La serata è poi proseguita con la proiezione del video “Morte e vida Severina” realizzata dall’Apito per la regia di Marco Florio, una rappresentazione dell’opera teatrale in versi di Joao Cabral De Melo Neto, che racconta la fuga di un brasiliano dalla propria situazione di povertà verso la speranza.