La giovane parrocchia di Sancta Maria de Cruce in Mazzaferro (fino al 1986 cappellania della parrocchia di San Polo di Urbino) ha recuperato decine di reliquie, segno di una secolare storia di fede e di devozione
Abbiamo ancora nel cuore la bella esperienza della presenza in Diocesi della reliquia del beato Carlo Acutis, promossa da ANSPI Marche e concretizzata dalla Pastorale Giovanile Diocesana che ha radunato nelle nostre comunità moltissimi fedeli. Ancora, per fare un esempio molto più vicino nel tempo, la presenza del cuore di Santa Margherita della Metola nella Unità pastorale della Massa Trabaria da domenica 15 settembre fino al prossimo dicembre.
Mazzaferro. Questo recente spaccato di vita diocesana ci fornisce un valido appiglio per raccontare l’esperienza di una nostra comunità parrocchiale, Sancta Maria de Cruce in Mazzaferro, che – grazie all’impegno di Luigi Fedrighelli, il diacono che lì presta servizio pastorale – ha saputo in questo ultimo tempo ritrovare e riproporre al culto (restaurandone i relativi reliquiari) più di 70 reliquie delle quali si era fin anche persa la memoria. E tutte con relativo documento vescovile attestante la loro autenticità. A titolo di esempio, tra tutte ne indichiamo tre: san Giovanni Crisostomo, san Bernardino da Siena e santa Veronica Giuliani da Mercatello (nominata come beata, non ancora canonizzata). Non solo, ma per i prossimi mesi sono in programma anche momenti di studio e di approfondimento sul tema del culto dei santi e delle reliquie: il 25 ottobre sarà presente in parrocchia p. Marzio Calletti (prospettiva devozionale) ed il prossimo 22 novembre don Roberto Tagliaferri (prospettiva ecclesiologica).
Passato e presente. Il culto dei santi (e dei frammenti dei loro resti mortali, le reliquie appunto) nella Chiesa è da sempre un tratto distintivo della devozione privata e della liturgia ufficiale. I santi – in primis i martiri, che hanno versato il proprio sangue per amore di Cristo – sono per i cristiani di ogni luogo e di ogni tempo i testimoni della fede cui i fedeli guardano con ammirazione e a cui chiedono la forza dell’imitazione. E la santità, universale, tocca almeno dal IV secolo, tutti gli stati di vita. Già sant’Agostino, 1600 anni fa in occasione della festa del martire san Lorenzo, scriveva parole davvero illuminanti: «Il bel giardino del Signore, o fratelli, possiede non solo le rose dei martiri, ma anche i gigli dei vergini, l’edera di quelli che vivono nel matrimonio, le viole delle vedove. Nessuna categoria di persone deve dubitare della propria chiamata: Cristo ha sofferto per tutti. Con tutta verità fu scritto di lui: “Egli vuole che tutti gli uomini siano salvati, e arrivino alla conoscenza della verità” (1 Tm 2, 4)» (Discorso 304). In altre parole, non ci sono scusanti: alla santità siamo chiamati tutti! Ancora oggi nella consacrazione delle chiese si pongono e si chiudono a mo’ di sepolcro sotto l’altare le reliquie dei santi (ex corpore, non ex indumentis). Di più: è tradizione, in occasione del 1° novembre (specialmente nelle messe del mattino) esporre in chiesa, ma non sull’altare, le reliquie che vengono onorate con l’incensazione all’inizio della messa solenne.