«Carissimi fedeli delle nostre amate Chiese della Metropolia, vi invitiamo al Convegno pastorale “Verso il giubileo 2025: pellegrini di speranza”, dove sarà presentato il pellegrinaggio del 22 febbraio prossimo a Roma in treno». Così lo scorso 19 settembre i pastori dell’arcidiocesi di Pesaro e di Urbino, Urbania, Sant’Angelo in Vado, mons. Sandro Salvucci e della diocesi di Fano, Fossombrone, Cagli, Pergola, mons. Andrea Andreozzi, hanno riempito il grande auditorium Scavolini di Pesaro. Un vero e proprio evento di popolo preceduto da una santa messa in cattedrale che avrebbe dovuto presenziare mons. Rino Fisichella. Purtroppo, per motivi legati al maltempo, il pro-prefetto del Dicastero per l’evangelizzazione, a cui è affidata l’organizzazione del Giubileo, ha potuto effettuare solo un collegamento via Skype nel corso della serata. A moderare l’incontro l’autrice di TV2000 Virginia Ciaroni, sul palco insieme a Salvatore Martinez, già presidente del Rinnovamento nello Spirito, docente di Teologia dello Spirito Santo all’Apra e di Etica sociale alla Lumsa. Presente anche il giovane cantautore pesarese Davide Scavolini autore del brano “Se disegni nel cielo il mio nome”, composto a La Verna, che uscirà ufficialmente a fine settembre. Un’organizzazione imponente che ha visto riunite anche cinque corali con oltre cento cantori diretti dal M° Willem Peerik, che hanno inaugurato la serata con l’inno del Giubileo.
Il convegno è stato aperto da mons. Fisichella che ha proposto una riflessione sui segni del Giubileo. «Il primo segno – ha detto – è il grande annuncio del perdono e della misericordia, quello che con una parola un po’ fuori moda definiamo indulgenza». È un sinonimo di amore che ci viene donato dal Signore attraverso l’intercessione della Chiesa. Un altro segno è il pellegrinaggio. «Tutti possono essere in cammino, occorre però avere una direzione, altrimenti saremmo dei semplici erranti. Invece per noi la meta è attraversare la Porta Santa che poi, come dice Gesù, simboleggia la strada che ci conduce al Padre. Il Papa nella bolla di indizione “Spes non confundit” invita ad essere concretamente operatori di pace, aperti a una vita accogliente e vicini alle persone sole e abbandonate». Fisichella ha poi toccato il tema del Giubileo degli adolescenti, un particolare momento dedicato ai più giovani, «che sono i dimenticati della società – ha detto – e quindi coloro che hanno più bisogno di essere aiutati a sperare, perché la nuova cultura digitale li spinge a rinchiudersi nella rassegnazione».
La grande àncora sormontata dal crocifisso presente sul palco è stata lo spunto su cui mons. Fisichella ha concluso il suo intervento. «L’àncora è il simbolo che i primi cristiani usavano nelle catacombe: la mettevano come epigrafe sulle sepolture, in segno di certezza della vita che dura oltre la morte. La speranza quindi è rimanere aggrappati a Gesù che è resurrezione».
A fare eco a queste parole è stato Salvatore Martinez che, prendendo le mosse dalle parole “nella speranza siamo stati salvati”, tratte dalla lettera di san Paolo ai Romani, ha messo in luce come Gesù ci mostra che la speranza è un insegnamento che ci viene donato dai poveri. «Io ho imparato a sperare guardando negli occhi i ragazzini che sbarcano a Lampedusa – ha spiegato Martinez – come quel bambino che veniva dal Bangladesh, che aveva viaggiato 18 mesi: stuprato, incarcerato, senza notizie dei suoi genitori. Giunto al termine del viaggio ha però trovato un approdo sicuro dove gettare la sua àncora. Sono loro i piccoli del Vangelo che ci invitano a sperare». Risuonano allora le parole di Charles Peguy: la speranza è la sorella minore che prende per mano amore e fede. Dunque tre realtà profondamente legate tra loro tanto da poter dire che allo stesso modo il Giubileo si lega allo Spirito Santo. Martinez ha quindi concluso richiamando la condizione all’interno del carcere: «dove è necessario nutrire la speranza di una vita al di là di ogni logica terrena, in modo che possa tornare a profumare di cielo».
In conclusione Massimo Caponetti, già coordinatore dell’Opera romana pellegrinaggi, ha illustrato le caratteristiche del treno charter sul quale viaggeranno circa 700 persone per raggiungere Roma. Un treno speciale perché è fuori programmazione l’orario, il percorso e il servizio che si offre al suo interno. Infine Marina Venturini, responsabile del progetto, ha ricordato il modo unico di vivere il viaggio su un convoglio ferroviario «che consentirà ai partecipanti di entrare gradualmente, attraverso la preghiera e le riflessioni, nello spirito del pellegrinaggio».
Iscrizioni
L’evento giubilare più importante per la nostra Metropolia sarà il Pellegrinaggio di un giorno (22 febbraio 2025) con un treno speciale (per circa 700 persone), che giungerà direttamente a San Pietro. Ne hanno parlato al Convegno il dott. Massimo Caponetti dell’Opera Romana Pellegrinaggi e Marina Venturini, responsabile del progetto. Programma. Mattinata: canti, preghiere, catechesi dei nostri vescovi, liturgia penitenziale e confessioni individuali. Pranzo al sacco. Pomeriggio: passaggio attraverso la Porta Santa, preghiera sulla tomba di Pietro, S. Messa in S. Pietro. Ritorno in serata a Pesaro. Costo. (comprensivo di viaggio, colazione, cena, materiale per le celebrazioni) Adulti: € 60, Disabili € 40, Famiglie con figli: da 0 a 3 anni: gratuito, da 4 a 14 anni: € 35, da 15 a 18: € 50. Chi vuole può fare un’offerta di solidarietà, che si aggiungerà ai contributi degli Sponsor. Modalità di iscrizione dal 15 ottobre (data da confermare) Solo online sul sito www.pellegrinidisperanza.org. Pagamento solo con bonifico. N.B. Per chi non fosse abituato ad accedere al web, ci saranno in curia e in parrocchia persone disponibili ad offrire aiuto in giorni e orari prestabiliti.