Il Santuario di Ca’ Staccolo ha fatto da cornice, nei giorni scorsi, ai tanti fedeli che hanno partecipato con gioia e curiosità alla testimonianza di don Gianni Terreno, in occasione del 28° anniversario della morte di don Elia Bellebono. Ha presieduto la celebrazione eucaristica con il parroco don Pietro Pellegrini, di fronte a tanti amici provenienti da Bergamo, Bologna, Fano, Pesaro, oltreché da Urbino. Oggi don Gianni è parroco di Fiesole, ma per 20 anni è stato fidato collaboratore e in stretto contatto con don Elia, che conosce già dal 1974. Da subito tra i due si instaura una grande amicizia. Nonostante le continue richieste ed i calorosi inviti dell’amico don Bellebono, Gianni in quegli anni non ha alcun desiderio di diventare sacerdote. Proviene da Torino e lavora a Fano in alcune colonie estive. Successivamente diventa sacerdote a 39 anni. «L’amico don Elia», ha esordito don Gianni, «è stato un grande un grande uomo di Dio e confessore, infatti lo stesso Sacro Cuore desidera che si prenda cura spirituale delle persone che gli invia. Celebra due Messe al giorno. Obbedisce sempre al Signore, nonostante le continue lotte ed i forti contrasti a cui il Demonio lo sottopone. Alcune volte mi ha confidato di essere dispiaciuto perché il Signore non gli appariva come in precedenza. Ma subito arrivava la smentita: “Non mi vedi, ma due volte al giorno mi hai tra le tue mani”. Viene spesso deriso per questi suoi contatti con il Signore e le continue battaglie con Satana, ma poi tutti si ricredono quando l’argomento dei colloqui con il Sacro Cuore, poi si avvera. Come è accaduto con il Santuario voluto dal Signore e poi realizzato, con la promessa fatta da Gesù di far piovere lì tante grazie». Don Gianni Terreno, nel suo appassionato intevento, ha dichiarato di avere un grande rammarico, ovvero quello di non aver fotografato la ferita che don Elia porta sul petto, avuta il 3 settembre del 1941, segno divino ricevuto in dono, durante la prima apparizione del Signore. Nel corso di tutta la testimonianza, indossa la stola viola che don Elia gli ha donato poco prima di morire, e che lui ha gelosamente conservato per tutti questi anni, e mostrata soltanto due anni fa, a dei particolari amici di colui che da ciabattino è diventato sacerdote carismatico. Stola che al termine della testimonianza è stata consegnata al Presidente della Fondazione del Sacro Cuore di Gesù, per eventualmente esporla se, e quando, don Elia verrà beatificato.