Il dottor Ermete Rebucci, ortopedico in pensione del nostro ospedale, ci ha lasciati. Conosciuto e stimato professionista, circondato da una grande famiglia di figli e nipoti affezionatissimi, una vita costellata di situazioni ambientali particolari, una prima moglie e una sorella decedute precocemente, una seconda consorte, Luisa, da lui stesso definita “la mia roccia”, il piacere della tavola condivisa al termine degli incontri domiciliari dei vari aderenti focolari che si confrontavano sulla “Parola di vita” di Chiara Lubich. Un uomo intelligente, sensibile, positivo, socievole, amante della vita: qualità che la fede ha amplificato e rivestito di umanità, spiritualità, santificazione; che l’appartenenza ai “focolari” ha permesso di partecipare ad altre famiglie, con trasmissione sana, equilibrata, fertile. Nella famiglia, tra gli amici, nella professione, negli incontri domiciliari itineranti, Ermete ha trasmesso il dettato evangelico. Un altro aspetto del nostro caro Ermete è stato il suo carattere, quel segno indelebile impresso nel corpo e nell’ animo, tradotto in simpatia, sorriso, generosità di apertura, accoglienza, fino a poco tempo fa. Luisa, in qualità di “roccia”, ha ulteriormente accentuato tutte queste belle qualità. Grazie, Ermete.