Marco Bosio è oblato benedettino, ha tre figli e vive a Pesaro, sulla costa adriatica. Nato a Torino, dove si è laureato in scienze agrarie, ha vissuto successivamente nella cittadella internazionale di Loppiano dove ha studiato teologia spirituale e biblica. Trasferitosi a Hong Kong agli inizi degli anni Novanta, ha approfondito la scrittura cinese tradizionale e il cinese cantonese alla Chinese University of Hong Kong, ed è l’autore del più completo dizionario italiano-cinese cantonese esistente. Con il beneplacito dell’arcivescovo di Pesaro, Sandro Salvucci, tiene nella parrocchia di Soria un gruppo di preghiera contemplativa, secondo la tradizione della Comunità Mondiale per la Meditazione Cristiana. Lo abbiamo intervistato in occasione dell’uscita della sua ultima fatica editoriale sulla mistica medievale Juliana di Norwich dal titolo “Rivelazioni dell’amore. Così io vidi che Dio gioisce dell’essere nostro padre, e Dio gioisce dell’essere nostra madre”, Edizioni Appunti di Viaggio di Roma.
Marco da dove nasce l’idea di questo libro?
Comincio subito con una cosa simpatica: non ho mai pensato di scrivere un libro. Sono uno studioso di mistica, che è la consapevolezza di vedere la realtà dell’esistrenza dietro le cose della vita, e per questo quando ho saputo delle Revelations di Juliana, ho voluto leggerle sia perché scritte da una donna, sia perché è uno dei pochi testi di una mistica che non hanno subìto le ingerenze di confessori, seguaci, amici: è il testo che ha scritto lei. Nel leggere il suo testo, ho anche compreso che la comunicazione verbale è parte dell’unica comunicazione del Verbo, di questo processo continuo di comunicazione che Dio fa all’essere umano e nell’essere umano. Juliana ne è un esempio, e io ho voluto darle spazio.
L’inglese del ‘300 è ormai una lingua “morta”. So che sei un profondo conoscitore di numerose lingue, tra cui il cinese cantonese, ma come ti sei mosso per questa traduzione così complessa?
Parto da una conoscenza dell’inglese piuttosto ampia, nata prima di tutto quando ho abitato nella adesso ex colonia britannica di Hong Kong. Quando ho appreso che Juliana ha scritto in Middle English, mi sono messo a studiare questo precursore dell’inglese moderno, grazie a dizionari e risorse accademiche, e poi ho fatto la cosa più importante, che è stata entrare nella sua esperienza, cercare di ascoltarla parlare col suo linguaggio accorato, tumultuoso, incrollabile: lei non sta semplicemente ragionando, lei vede e ne parla.
Juliana di Norwich è considerata anche l’ispiratrice dello slogan “andrà tutto bene” utilizzato nel periodo della pandemia. Lo scorso anno il Papa l’ha ricordata nel 650° dalle rivelazioni mistiche avute dal Signore. Cosa ha significato per te questa figura?
Beh, la citazione che hai fatto è proprio quella che nella mia versione non rendo così. A mio parere, seguendo anche un filone di pensiero che vuole dimostrare il legame tra la cultura di Juliana ed una certa conoscenza dell’ebraico, la sua espressione “all will be well” si può intendere come “tutto sarà a posto”. Non è una finezza da traduttori, deriva invece dal fatto che tutto il pensiero di Juliana nelle Revelations dice e afferma che c’è un piano, un’unica azione di Dio che si chiama Amore, e che ordina ogni cosa, anche se c’è una forza contraria che vi si oppone, ma l’ordine prevale e supera senza paragoni l’opposizione. Per questo, ogni cosa sarà al suo posto, dove è stata pensata, e questo è uno dei grandi messaggi di Juliana a me.
Il sottotitolo del libro recita: “Così io vidi che Dio gioisce dell’essere nostro padre, e Dio gioisce dell’essere nostra madre”. Parole che sembrano riecheggiare quanto già espresso da papa Giovanni Paolo I …
Le mistiche non hanno una posizione nel tempo quando affermano le verità che vedono o che percepiscono. Ciò che Juliana vede e comprende è una realtà del Divino che genera, dalla quale tutto viene e viene sempre, secondo la sua fantastica espressione “da senza un inizio”, e genera come realtà che pone il suo indirizzo, sé stesso, quindi in modo maschile e, allo stesso tempo, una realtà che fa crescere ciò che genera, lo nutre, lo tiene al caldo, lo protegge, quindi in modo femminile.
Il medioevo è un grande periodo di fioritura del misticismo, in particolar modo femminile, basti pensare a Ildegarda di Bingen oppure Angela da Foligno e, senza andare troppo lontani da casa nostra, S. Margherita della Metola. Cosa ci insegna Juliana di Norwich?
Credo che ciò che Juliana insegni sia accorgersi che il Divino è molto più semplice di quello che pensiamo. Anzi, se smettiamo di pensarlo, è meglio. Juliana spiega, elabora, ma soprattutto vede, e quello che vede è una Realtà di Tre che si amano e che abbracciano l’Umanità che hanno creato nello stesso Amore, e niente fermerà questa loro intenzione, così la chiama Juliana, la loro intenzione. Juliana non lo pone come opinione, Juliana lo vede e lo dice, tranquillamente, senza dubbio.
Sei anche un oblato benedettino, cosa significa oggi per un laico seguirne la regola?
Vedi, gli oblati laici (ci sono anche oblati sacerdoti) possono essere descritti come persone che vivono in un “monastero senza mura”, la realtà quotidiana fatta di lavoro, famiglia, attività, svolta nella consapevolezza della trama divina che regge l’esistenza. La Regola di S.Benedetto è, nella sua essenza, l’applicazione di princìpi evangelici, e lui stesso lo ribadisce al capitolo 73, dove cita la Scrittura come punto di riferimento. Si tratta però di imparare ad ascoltare, c’è una voce che parla sempre e che si ode se si fa silenzio, quindi non si tratta tanto di mettere in pratica dei precetti, quanto di fare quello che S.Benedetto dice all’inizio della Regola: Ascolta.
Con il beneplacito dell’arcivescovo di Pesaro, Sandro Salvucci, tieni nella parrocchia di Soria un gruppo di preghiera contemplativa, secondo la tradizione della Comunità Mondiale per la Meditazione Cristiana. In una realtà sempre più secolarizzata, quanto queste tematiche attirano l’attenzione della gente?
La preghiera contemplativa, anche chiamata meditazione cristiana, utilizza il silenzio, quindi periodi di 20-30 minuti nei quali ci si concentra ripetendo una parola sacra, per mettersi nella posizione di ascolto che ho appena citato. Si tratta di una cosa molto attuale, basti pensare alla miriade di corsi di meditazione, yoga, pratiche olistiche che sono fioriti negli ultimi 4-5 anni e che cercano di rispondere ad un enorme bisogno di esperienza del divino che prende sempre più campo. Il nostro gruppo sperimenta che si entra in contatto con Divino nel silenzio, e che esso, bisogna saperlo, è la grande scoperta del cristianesimo fin dai suoi inizi. Perché mai Gesù, che è Dio, avrebbe avuto necessità di ritirarsi in silenzio, da solo, a pregare? Quello che può sconcertare alcuni è che con la preghiera contemplativa, non si dice niente, si sta solo zitti, e si ascolta.
Puoi aggiungere un tuo pensiero sul libro?
Guarda Roberto, posso aggiungere che quello che scrive Juliana non è un libro nel senso comune. Di solito un libro è un po’ uno spazio in cui pensare, quindi genera un’esperienza razionale. Con Juliana si può sperimentare qualcosa di differente, che è “lasciarsi prendere”, seguire le sue parole ed entrare con lei nelle sue visioni, seguirne il canto, il ritmo, non pensare, fare fluire la luce della quale lei è canale. Non si può leggerlo sulla spiaggia o senza concentrarsi, perché è una comunicazione del Divino attraverso questa donna geniale, e ogni comunicazione del Divino è sempre delicata, leggera, dolce, se non ti predisponi non arriva. Ti lascia senza parole quando lei vede le gocce di sangue che cadono dal capo del Cristo, e un attimo la visione esplode sulla Trinità, che Juliana descrive anche come “…il nostro Amante per Sempre”, in un tripudio di gioia, che non lascia spazio a pietismi: nelle Rivelazioni non c’è più tenebra.