Costruita da Francesco di Giorgio Martini su commissione di Federico da Montefeltro, divenne la residenza di Ottaviano Ubaldini che vi praticò l’alchimia, allora molto in voga
L’appuntamento è per la notte del 26 agosto nei pressi della rocca di Sassocorvaro quando, stando a quanto viene tramandato, mistero e magia si intrecciano sotto l’arco di entrata al paese. Protagonisti: voci confuse, respiri profondi, che diventano poi grida laceranti, pianti disperati e terrorizzati. Con sullo sfondo il crepitio di un incendio e l’avanzare di soldati e cavalieri che fanno mestamente ritorno alla rocca probabilmente al termine di una battaglia. Il tutto messo in relazione con la fisionomia stessa del maniero che, eretto a forma di testuggine, è un inno all’esoterismo ed alle inclinazioni del suo primo residente, il conte Ottaviano degli Ubaldini della Carda, all’interno del quale vi praticò l’alchimia. “La fortificazione – evidenzia lo studioso marchigiano di eventi misteriosi Fabio Filippetti -, oltre che simbolo di robustezza e solidità, evoca anche immagini orientali, nelle quali la tartaruga fungeva da simbolo dell’universo, rappresentando il ventre la terra e il dorso la cupola celeste, oltre che essere considerata l’immagine per eccellenza dell’alchimia”.
La rocca. Sembra che sia stato lo stesso Ottaviano a farla progettare come la vediamo anche oggi dall’architetto del ducato feltresco, il senese Francesco Di Giorgio Martini, a seguito anche del ‘placet’ arrivato da Federico, grande estimatore di Ottaviano degli Ubaldini. Quest’ultimo, oltre che essere suo consigliere di fiducia, era legato al duca da vincolo di parentela, poiché era suo fratellastro. Il fortilizio, dal punto di vista operativo, doveva essenzialmente essere una delle 120 strutture che costituivano l’insieme dei presidi militari a difesa del regno dei Montefeltro, ma è risultato più efficace come sede di iniziative di magia e meno come struttura difensiva.
L’alchimia. La rocca risultò un felice campo di lavoro per il conte Ottaviano che vi praticava l’alchimia, un sistema filosofico esoterico che, dai tempi antichi, attraverso varie discipline, si poneva l’obiettivo di conquistare il massimo della conoscenza, il perfezionamento spirituale, la ricerca della Pietra Filosofale mediante la trasformazione della materia. Tra le mete da raggiungere la trasformazione del piombo in oro in quanto, credendo gli alchimisti che l’intero universo stesse tendendo verso uno stato di perfezione, il prezioso metallo, per la sua intrinseca natura di incorruttibilità, era considerata la sostanza che più si avvicinava alla perfezione.
Il nascere della rocca sotto il segno del mistero e della magia viene rafforzato da racconti di spettri di personaggi che l’hanno abitata e visti aggirarsi nelle sue stanze e nelle vicinanze. Ed ancora oggi, per i cultori del ‘mistery’, è un punto di riferimento: medium hanno chiesto di sostare nei sotterranei del fortilizio da soli; operatori magici di potervi officiare i loro riti ed una società iniziatica si è riunita al suo interno per un intero giorno. Oggi la rocca ospita un fondo di 1.600 libri che trattano di alchimia oltre a strumenti da laboratorio appartenuti all’alchimista contemporaneo Enrico Guidazzi.