Martedì 25 giugno è stato presentato, a mesi di distanza dalla Dedicazione della chiesa, il restauro dell’altare della chiesa di Rosciano.
Lavori. L’architetto Fabio Ceccarelli, che ha seguito i lavori, si è soffermato sull’adeguamento delle chiese secondo la riforma liturgica, sulla base proprio di un documento CEI datato 1993 in cui sono racchiuse le direttive. Per parlare di ciò è partito da un convegno liturgico sull’altare che si è tenuto nel Monastero di Bose nel 2019 per poi arrivare al documento CEI che, sulla base del Concilio Vaticano II, fornisce l’indirizzo degli interventi di adeguamento delle chiese. “Il documento – ha sottolineato Ceccarelli – prevede che la piana dell’altare sia in marmo e dopo aver riflettuto su come poterla sorreggere ho trovato una struttura che pesasse il meno possibile, di uno spessore minimo in modo da non andare troppo a gravare sulla vecchia struttura”.
Restauro. L’intervento di restauro dell’altare della nuova chiesa di Santa Maria di Rosciano, costruita nel 1997, è stato condotto dalle restauratrici fanesi M. Letizia Andreazzo e Paola Bartoletti. L’opera, proveniente dalla originaria chiesa edificata nel 1822 in sostituzione di un edificio più antico, è il risultato di un assemblaggio avvenuto in seguito alla riforma liturgica del Concilio Vaticano II degli anni ’60: il fronte, infatti, è il paliotto ligneo dell’altare maggiore settecentesco, mentre il retro è stato realizzato appositamente per sostenerlo quando l’altare è stato spostato avanti rispetto alla zona absidale
Il paliotto presenta un fondo laccato bianco con applicazione di girali con foglie d’acanto intagliati ad alto rilievo, che incorniciano un cartiglio centrale bombato con un’iscrizione: “HIC PASTOR OVIUM, PROPRIO PASCIT CRVORE, QUAE SI DIGNE SUMAT IMORTALES FACIT”. Tutti gli intagli sono dorati a guazzo su bolo rosso, mentre la cornice inferiore, è caratterizzata da listelli modanati e cartelle laccate a finto marmo verde; il retro presenta colonnine lignee, laccate avorio con scanalature color oro e riquadri in tela dipinti a tempera a finto marmo azzurro.
A livello strutturale non si registravano gravi problemi sul manufatto ma solo sconnessioni delle parti intagliate dalla struttura di fondo e tra il tavolato del retro.
Il problema più evidente era sicuramente l’attacco di insetti xilofagi, esteso su tutta la superficie, che in alcuni intagli aveva causato la perdita di materiale ligneo.
Per quanto riguarda la superfice decorata questa appariva molto sporca e inscurita da numerosi ritocchi a porporina ossidati e alterati. L’intervento di restauro ha avuto come obiettivo quello di recuperare la brillantezza dell’oro originale, sporco e offuscato, e garantire all’opera, attraverso la disinfestazione e il consolidamento del legno, una conservazione migliore e duratura nel tempo. Per la pulitura dell’oro è stata scelta una miscela di solventi poi addensata in gel per permettere un lavoro più superficiale e selettivo. Le piccole lacune di materiale ligneo sono state trattate con stucco a legno per uniformare i volumi; su queste zone e su tutte le lacune di doratura, è stata eseguita una stuccatura con gesso e colla su cui è stato steso un color bolo con tempera rossa. Il ritocco pittorico della doratura è stato completato con colori micacei.
I numerosi fori di sfarfallamento, presenti sia sul fronte che sul retro, sono stati colmati con stucco a cera, pigmentato appositamente in base alla zona in cui andava utilizzato.
Su tutta la superficie decorata è stata stesa della cera finale per proteggere e valorizzare gli intagli dorati.
Altare. Il Vescovo, infine, ha commentato la scritta in latino che si legge davanti all’altare. In essa si parla di Gesù buon pastore che nutre il gregge con il suo stesso sangue. Subito dopo si legge che chi si nutre degnamente della mensa del Signore viene reso immortale. Il Vescovo ha messo in evidenza la particolarità del riferimento al sangue e non al pane. In tal modo si può dire che sull’altare di Rosciano si sia insistito di più sulla dimensione del sacrificio che della mensa. La definizione dello stesso Cristo come altare, vittima e sacerdote soggiace al testo latino che il fedele può leggere avvicinandosi all’altare finalmente restaurato.