“Tutto con il gioco, niente per gioco”. Questa frase di Baden Powell riassume bene la storia della straordinaria follia di 8 impavide ragazze dai 12 ai 16. Loro sono Laura, Carolina, Emma, Caterina, Chiara, Sofia, Elena e Aurora e sono la squadriglia “Leopardi” del Riparto Quadrifoglio del gruppo scout di Calcinelli. Loro avevano un desiderio, andare a fare servizio nelle zone alluvionate e nonostante i “pensateci bene”, i “siete troppo piccole è faticoso”, i “siete proprio sicure?”, non si sono date per vinte e domenica 4 giugno hanno preso secchi, spugne, stivali e tanto altro e, accompagnate da Jessica capo riparto, Giacomo vice capo gruppo e da Barbara, sono partite alla volta di Forlì. Hanno spalato, preparato sacchi pieni di sabbia, spostato cose e parlato con le persone. Particolarmente toccante è stata la “chiacchierata” con le guide del Riparto Cascata Instancabile di Forlì, ragazze come loro, della stessa età e le cui parole, pronunciate spesso con la voce rotta dall’emozione, sono rimaste bene impresse nelle menti e nei cuori dei “Leopardi”. Hanno raccontato di incredulità, paura, fatica, distruzione ma anche di tanta solidarietà, speranza, gioia, di canzoni, di tante canzoni, di commozione e di abbracci. Al loro rientro non smettevano mai di raccontare, hanno vissuto questa giornata come una opportunità straordinaria per portare, oltre che il loro lavoro, un sorriso e quel po’ di allegria che non guasta. E’ stata un’occasione anche per “alimentare la speranza e il desiderio di far tornare a risplendere quelle terre così come meritano” (dalle parole di una delle ragazze). La fatica è stata tanta, i piedi facevano male, le mani e la schiena anche, ma la gioia nel dare ha superato di gran lunga il dolore fisico e la stanchezza. Grazie a Jessica, Giacomo e Barbara che hanno creduto in loro e le hanno accompagnate in questo viaggio. Grazie infinite a Laura, Carolina, Emma, Caterina, Chiara, Sofia, Elena e Aurora, per non essersi arrese di fronte alle perplessità degli adulti, per essere state così straordinariamente folli e di averci creduto così forte da insegnare agli adulti che i ragazzi non sanno solo perdersi davanti ad uno smartphone, ma sono quelli che per primi hanno indossato gli stivali, preso la pala e iniziato a lavorare, magari cantando “Romagna mia”.