Ogni anno – il 2 agosto – la famiglia francescana celebra il Perdono di Assisi, la grande indulgenza richiesta da san Francesco a favore del popolo cristiano. In questo giorno si radunano, a Santa Maria degli Angeli di Assisi, una marea di fedeli per godere dell’indulgenza, con la possibilità, oggi, di lucrarla anche nelle nostre chiese.
L’evento del Perdono – detto anche «Indulgenza delle Porziuncola» – ha fatto conoscere a tutto il mondo questa piccola chiesa – allora abbracciata da un nutrito bosco, centro morale e spiritale dell’Ordine. L’Assisiate amò teneramente questo luogo, più di tutti gli altri da lui conosciuti ed amati, considerata come la vera culla del francescanesimo. Qui i «Penitenti di Assisi», cioè i primi seguaci del Poverello – così venivano chiamati allora – trovarono le prime espressioni di vita penitenziale; qui l’Assisiate fondò, con Chiara – giovane donna della nobile e ricca famiglia degli Offreducci di Assisi – l’Ordine delle «Sorelle Povere», qui Francesco volle terminare i suoi giorni di vita ed esservi sepolto.
Nel presbiterio della chiesa di Santa Maria Nuova domina una tela dalle grandi dimensioni, dipinta da fra’ Atanasio Favini, da Coriano (1749-1843) che, dietro richiesta dell’allora Ministro Provinciale degli Osservanti delle Marche, affidò al frate pittore, di dipingere il «Perdono di Assisi» al fine di perpetuare, attraverso l’immagine, la memoria di questo straordinario evento. Al centro della composizione è presente, seduto su un trono di gloria, particolarmente illuminato, Cristo Redentore mentre, un pochino sotto, è posta la Vergine Maria, che con la destra indica Francesco e con il volto, implorante, chiede la grazia. Sotto, prostrato a terra, è S, Francesco che, raggomitolato in se stesso sul suo corpo, sapendo di chiedere l’impossibile, tenta con le sue parole e con la gestualità di richiamare la misericordia di Dio verso l’uomo peccatore. Sono anche presenti due angeli, uno di questi, seduto ai piedi di Cristo, trattiene una tavola dove sono state incise le parole «Peccatori venia». Ossia: «Signore abbi misericordia del peccatore».
Credo che la tela venne dipinta sia per evidenziare l’infinita misericordia di Dio, che attraverso il Cristo manifesta la redenzione e il suo immenso amore verso gli uomini santi e peccatori sia per sottolineare la profonda umanità e la santità di Francesco. Sembra che la tela, attraverso l’espressività pittorica di frate Atanasio, voglia rendere visiva e presente quanto il Signore ci ha amati e ci ama. Grazie, Francesco.