Il nuovo arcivescovo Salvucci ha dato inizio al suo ministero episcopale impartendo il sacramento della Confermazione a diverse decine di ragazzi
Pesaro – “Ricevere lo Spirito Santo” è una tappa fondamentale di questo viaggio. Ma che cosa può significare per degli adolescenti lo Spirito Santo, il quale, come disse una volta Benedetto XVI, delle tre persone della Trinità sembra quella più al di fuori della nostra esperienza e comprensione? Mons. Salvucci è ricorso ad una immagine molto concreta, che, seppure per approssimazione, ha permesso di intuire la natura misteriosa di questo dono: “Dio immette in voi un soffio simile a quello dei soccorritori del 118 che, quando ricorrono alla respirazione bocca a bocca per rianimare una persona, le soffiano l’aria dentro i polmoni e le ridonano la vita”. È questo soffio divino che risveglia e potenzia nei cuori il desiderio di fare cose grandi e belle non solo per se stessi, ma per tutti, per questo mondo che ha tanto bisogno di ritrovare la bellezza perduta. Insomma, come disse Giovanni Paolo II, suscita il desiderio di “fare della propria vita un capolavoro”.
Capolavoro. È anche vero, però, che questo desiderio si intreccia e si annoda, soprattutto negli anni della crescita, con momenti di difficoltà e di crisi, in cui ci si vede “brutti”, non all’altezza di questo desiderio, inadeguati, inferiori agli altri. «Non lasciatevi ingannare – ha detto l’arcivescovo – Dio vede il capolavoro che è dentro di voi. Dio è come un grande artista. Come Michelangelo, che intravedeva, dentro i blocchi di marmo informi, ruvidi, irregolari, il capolavoro che vi era contenuto. E diceva che il suo compito era solo quello di togliere, di liberare il bello che essi racchiudevano». Ecco. Questa “liberazione” è opera dello Spirito, opera di Gesù, opera degli educatori che si affiancano alla famiglia. Arriva un’età, infatti, in cui quello che hanno trasmesso e continuano a trasmettere i genitori e i nonni non basta più. Un ragazzo giustamente ha bisogno di sottoporlo a critica, di paragonarlo con altro, di giudicarlo. Gli sono necessari quindi altri esempi, altri modelli, altre voci. «Facciamo bene attenzione allora a chi ascoltiamo», ha consigliato mons. Sandro. C’è un criterio per la scelta: «Prestiamo ascolto a chi ci vuole veramente bene, a chi ci dona la gioia di vivere, ci apre un futuro, ci offre la chiave per entrare nella realtà. Voi, come ha detto Papa Francesco, avete il fiuto per intuirlo». E soprattutto, ha aggiunto, ricordiamo che chi ci vuole veramente bene è Gesù. È Lui che ci ha promesso che niente e nessuno ci strapperà dalle sue mani, dal suo amore infinito.
“Tatuaggio”. In fondo la “confermazione” è questo: non è solo la scelta della persona di confermare la propria fede in Gesù. È la scelta di Gesù, che, imprimendo con l’olio profumato un segno indelebile di appartenenza a Lui – quasi fosse un tatuaggio invisibile ma reale – conferma alla persona la fedeltà del suo amore, la promessa di difenderla, di custodirla, di consolarla. “Avete il ‘Paraclito’, il vero difensore. Portate dunque il buon profumo di Cristo dovunque sarete e qualunque sia il vostro sogno”.
DI PAOLA CAMPANINI