In occasione della 59a Giornata Mondiale di Preghiera per le Vocazioni (8 maggio 2022) proponiamo la testimonianza di Michele De Gregorio, giovane pesarese in cammino di discernimento con i frati francescani minori conventuali.
Mi piace vedere la vita come uno di quei giochi dove si devono unire i puntini, di quelli che si trovano nella seconda pagina della Settimana Enigmistica (su, non fate finta di non averci mai giocato!): è solo alla fine che si vede l’immagine completa e che si può ammirare ciò che prima sembrava senza senso. Quando qualcuno mi chiede di provare a raccontare qualcosa della mia vita e del perché sono finito con un saio nero addosso in un convento vicino ad Assisi, ciò che mi viene in mente è esattamente questo. Unire i puntini della mia immagine. Non pretendo in queste poche righe di spiegarvi perfettamente tutto (anche perché tutto non è chiaro nemmeno a me, per fortuna), ma spero di poter rendere lode al Padre per tutto quello che ha compiuto in me in questi 28 (quasi 29) anni.
Scout. Sono nato a Pesaro il 27 maggio 1993, da Papà Alberto e Mamma Maria Cristina; nel 1998 è arrivato un fratello, Davide. Ringrazio Dio per avermi messo accanto delle persone che mi hanno trasmesso la fede con grande gioia e passione, per come hanno potuto, sin dalla più tenera età. L’esempio dei miei genitori e dei miei nonni, anche se non l’ho sempre accettato con serenità, ha contribuito a farmi vivere la fede e il rapporto con il Padre come porto sicuro, dove poter ritornare ogni volta che ne avessi avuto bisogno. Dio mi si è presentato sin da subito come Chi non mi avrebbe mai abbandonato, neppure nei miei momenti di rifiuto più grande. Ho vissuto la giovinezza dividendomi fra scuola e casa (dove passavo gran parte del mio tempo) e, in una seconda fase, nella parrocchia di Loreto, dove ho passato un paio di anni dopo la cresima, fino a che ho intrapreso il cammino scout nel Pesaro 1 – una scelta che mi ha parlato nel profondo e che ancora continua a farlo. Sin dagli anni dell’asilo e delle scuole elementari ho dovuto lottare con il mio corpo, facendo molta fatica ad accettarmi e ad aprirmi veramente e sinceramente nei rapporti di amicizia, pensando di dovermi conquistare l’amore di tutti (Dio compreso). La mia unica consolazione era lo studio, nel quale sono sempre riuscito bene.
Ferite. La scelta di entrare in convento nasce qui, in questo terreno. Sono state tante le occasioni in cui il Signore mi ha parlato, seminando la sua Parola di amore e cercando di far comprendere al mio cuore ferito che io valgo il sangue di Gesù e che non ho bisogno di comprarlo. Penso ad un viaggio a Medjugorje fatto nel 2008, a vari incontri per giovani, a canzoni ascoltate “per caso” in macchina mentre urlavo a Dio la mia rabbia e la mia frustrazione. Penso al cammino delle Dieci Parole, penso a tanti amici che mi sono stati vicino, a tanti frati che il Signore mi ha messo accanto. Penso anche a tante mie fughe, ultima fra tutte quella in Estonia. Penso alla morte di mia nonna paterna. Penso a tanti momenti bui della mia vita, a tante ferite ricevute e causate. Ma il Signore non si è mai stancato di attendermi alla porta e ha continuato a seminare con pazienza in questo terreno fragile.
Voce. Alla fine, nel mio cuore si è fatta spazio una voce, una piccola voce che mi ha aperto il cuore ad un orizzonte più vasto. Una voce che continua a mostrarmi l’Amore del Padre, un Amore che non è mai scappato, che non ha mai avuto paura di me e che pian piano sta dando un senso a ciò che non comprendo. A questa voce ho scelto di rispondere cercando di mettermi in cammino dietro al Signore, sulle orme di San Francesco.
1 commento
Bellissima testimonianza….grazie Tu ed i tuoi fratelli siete una Ricchezza e Grazia nella Parrocchia di Rivotorto….ti voglio bene!