Tanti urbinati e non, certamente avranno presente la figura inconfondibile di Don Leonello Fiorani. Alcuni per averlo conosciuto come un bravo sacerdote, ricco di saggezza e di fede, sempre testimoniata nelle azioni quotidiane. Altri per averlo incontrato lungo le vie della città sempre gioviale, allegro ed aperto alle relazioni, fino al sopraggiungere della malattia. Dopo l’ordinazione sacerdotale avvenuta il 27 marzo del 1975 ha celebrato la sua prima Messa nella parrocchia di S. Clemente di Pagino, nel Comune di Fermignano. Quindi per un periodo è stato cappellano a Santo Spirito con Don Marsilio Galli, poi parroco a Montefabbri. Alle esequie erano presenti alcuni rappresentanti di queste comunità che, attraverso il suo ministero, hanno riconosciuto ed accolto Cristo salvatore.. «Vi confido» ha detto mons. Salvucci, che ha presieduto la celebrazione funebre, «che abbiamo provato, in queste ultime settimane, grande affetto, sentendoci toccati dalla partenza di don Leonello. Il 27 marzo ricorreva il suo 50° di sacerdozio e cosi ci preparavamo per festeggiarlo. In tale data ci ha detto che il giorno successivo sarebbe tornato a casa. Alla casa del clero stavamo attrezzando con adeguati dispositivi la sua camera. Poi è giunta la notizia. Si, è veramente tornato alla casa del Padre. Nelle ultime settimane è come se il Signore l’avesse preparato all’incontro con Lui. Dopo la caduta, ha vissuto con docilità il ricovero e l’intervento. Durante la visita pastorale in ospedale, il primo incontro l’ho fatto con lui e dopo aver pregato insieme, ha ricevuto la comunione con profonda partecipazione. Nel commiato mi ha comunicato che ci saremmo rivisti a casa. Il Signore gli ha fatto il regalo più bello, preparandogli il banchetto celeste. Nonostante la sua malattia è stato sacerdote fino alla fine e si è riconnesso con la “casula” della sua prima messa che ha gelosamente custodito per tutto il tempo. Il passo del profeta Osea che abbiamo proclamato poco fa, certamente per don Leonello, si è realizzato». Ed ancora, riferendosi alla pagina del vangelo: « Mi piace vederlo», ha aggiunto l’Arcivescovo», «come quel pubblicano che si ferma a distanza. Sono certo che don Lionello sia là in fondo a questa Cattedrale che si batte il petto dicendo: “O Dio, abbi pietà di me, peccatore”». Al termine del l’Arcivescovo, insieme a tutti i sacerdoti concelebranti si sono stretti attorno al feretro, salutandolo con il canto: “In Paradisum dedicant te angeli”.