Il Santo Padre ha nominato Scriptor Latinus della Biblioteca Apostolica Vaticana don Giacomo Cardinali, finora Aiuto Scriptor della medesima Istituzione. Contestualmente don Giacomo è stato nominato anche Vice Prefetto della Biblioteca Apostolica Vaticana. Don Giacomo Cardinali è nato il 16 giugno 1977 a Mondavio (PU). Ha ricevuto l’ordinazione presbiterale il 6 aprile 2013, incardinandosi nella Diocesi di Fano, Fossombrone, Cagli, Pergola. Ha conseguito la Laurea in Storia della Filologia e della Tradizione Classica presso l’Università degli Studi di Siena nel 2001. Si è diplomato alla Scuola Vaticana di Paleografia, Diplomatica e Archivistica nel 2006. Ha ottenuto il Dottorato in Lingue e Letterature Antiche e Neo-latine presso l’Università di Metz (Francia) nel 2008. Presta servizio presso la Biblioteca Apostolica Vaticana dal 1 settembre 2015
Come possiamo definire, per i non addetti ai lavori, la tua nomina a Vice Prefetto della Biblioteca Apostolica Vaticana?
Secondo lo Statuto della nostra biblioteca, il Vice Prefetto è un ruolo che ha una duplice natura: scientifica e amministrativa. Da un lato, è il responsabile della politica culturale della biblioteca, coordinando l’attività degli Scrittori, ossia del personale scientifico, ma anche le pubblicazioni e i convegni, dall’altro è il capo del personale, che, nel nostro caso, ammonta a un centinaio di persone. Sul primo versante mi sento un po’ di più nel mio campo di lavoro, sul secondo ho tutto da imparare. Dal 2020, tuttavia, sono a capo delle attività espositive della Biblioteca e questo mi ha permesso di entrare in contatto con i diversi ambienti della biblioteca: i Dipartimenti dei Manoscritti e degli Stampati, il Medagliere, i Laboratori di Restauro e Fotografico, fino alla Segreteria e all’Economato, e, di conseguenza, con altri uffici e organismi vaticani.
Come nasce la tua passione per i manoscritti?
È la prima volta che mi viene posta questa domanda, per cui non sono sicuro di rispondere bene. Il primo ricordo che ho è un codice di primo Cinquecento della Biblioteca degli Intronati di Siena, scovato curiosando negli indici di quella istituzione durante gli anni di formazione universitaria. Poi è venuta la formazione presso l’Archivio Apostolico Vaticano e, infine, l’immersione nel “mare magnum” della Vaticana, dove, ormai da dieci anni, scorrazzo allegramente per i depositi, che sono peraltro ricchissimi anche di libri a stampa, dei quali pure mi interesso molto. I libri mi appassionano come manufatti, che raccontano storie non solo nel testo o contenuto che trasmettono, ma anche nel loro aspetto materiale: la carta o la pergamena, la legatura, la mano del copista o il carattere dello stampatore, le tracce di lettura, le decorazioni. Tutto, nel libro, parla e, se debitamente interrogato, nasconde delle storie che occorre saper raccontare.
Sei autore di numerose pubblicazioni di vario genere che riguardano molti personaggi e argomenti. Quanto gli studi classici hanno influenzato le tue pubblicazioni?
Ho frequentato il Liceo Classico “Guido Nolfi” qui a Fano, dove ho avuto la possibilità di avere almeno tre insegnanti assolutamente straordinari: Roberta Agostinelli, Cecilia Romano e Lorenzo Carnevali. Per me sono stati più significativi di qualsiasi altro incontro accademico, perché mi hanno introdotto agli studi classici in maniera non convenzionale. La prima con una disciplina ferrea e un senso dello studio totale e appassionante, la seconda introducendo me e i miei compagni alla poesia greca, il terzo riempiendoci la testa di dubbi e lavorando sempre a decostruire il noto e il vulgato alla ricerca di letture alternative. Gli studi classici ti aprono la testa, ti accendono la curiosità e ti danno un metodo. Insomma offrono tutto il necessario per andare ovunque nel campo della ricerca.
Parlaci della Biblioteca Apostolica Vaticana. Quali sono le sezioni più frequentate dagli studiosi? Quali le sezioni più ricercate dai visitatori? Come si può accedere?
La Vaticana è una biblioteca di alti studi, che custodisce un patrimonio enorme, che va dal II secolo d.C. ai giorni nostri. Quello che mi preme sempre ricordare è che non si tratta di una biblioteca confessionale o religiosa, come molti pensano. È invece una raccolta umanistica, che conserva traccia di tutte le espressioni dello spirito umano – filosofia, poesia, medicina, geometria, arte, letteratura, alchimia, patristica e tanto altro – a prescindere dal credo religioso.
Siccome siamo soliti affidare ai nostri studiosi gli originali, è per noi necessario avere garanzie sulla loro scienza e coscienza, ossia sul criterio di affidabilità. Ecco perché l’ingresso è estremamente selezionato. Da quattro anni però è possibile anche per il grande pubblico entrare in biblioteca, in occasione delle mostre che organizziamo con artisti contemporanei. Quella che abbiamo inaugurato per questo anno giubilare è dedicata al viaggio. Si intitola «En route» e presenta opere del nostro patrimonio in dialogo con Lorenzo Jovanotti, Kristjana S Williams e la designer Maria Grazia Chiuri. Mi permetto di consigliarla a tutti, perché è bellissima! (www.enrouteproject.com)