All’interno della rassegna “Eva e le altre. Donne ogni giorno non solo l’8 marzo”, lunedì 10 marzo alla Mediateca Montanari si è tenuto l’incontro con Valerio De Gioia, autore, insieme ad Adriana Pannitteri, del libro “Il sangue delle donne. Tragedie senza fine” (Vallecchi Firenze, 2024). Ad introdurre la serata è stata Valeria Patrignani, responsabile Servizi Bibliotecari del Comune di Fano, che ha sottolineato l’importanza di approfondire un tema tanto attuale quanto delicato come quello del femminicidio.
Codice rosso. “Nel 2024 i cosiddetti fascicoli di codice rosso – ha sottolineato Maria Letizia Fucci, Pubblico Ministero e Presidente sezione ANM (Associazione Nazionale Magistrati) Marche – sono aumentati del 38 per cento, una percentuale elevatissima se pensiamo che fino al 2022-2023 i numeri erano di molto contenuti e si riusciva a far fronte alla situazione. Il nostro lavoro quotidiano è quello di entrare in questi procedimenti, in questi fascicoli che sono davvero molto complessi perché spesso al dibattimento le cose cambiano: la donna si trova costretta a cambiare la propria versione dei fatti, cede e ritorna sulla vecchia strada”. La parola è poi passata all’Assessore alla Cultura e alle Pari Opportunità con delega alle Politiche Sociali Lucia Tarsi che, nel portare i saluti dell’Amministrazione Comunale, ha messo in evidenza come ci sia “un prima” legato alla dimensione culturale e “un dopo” fortemente legato alle risposte che possono arrivare dal mondo del sociale.
Femmicidio. Intervistato dalla direttrice di Radio Fano, la giornalista Anna Rita Ioni, Valerio De Gioia, consigliere della Corte di Appello di Roma e consulente della Commissione di inchiesta sul femminicidio, si è soffermato sull’importanza di parlare di questo fenomeno, delle problematiche che ne conseguono non solo in termini giuridici e della cosiddetta “pena esemplare”. “Giuridicamente – ha affermato De Gioia – parlare di pena esemplare è sbagliato. La persona che commette questo reato non deve pagare per essere d’esempio agli altri. Bisogna dare alla persona la pena che merita. Anche se venisse introdotta la pena di morte per il femminicida, non avremmo la riduzione di delitti attesa. Questo è dimostrato dal fatto che sembra che un femminicida su tre si tolga la vita dopo aver ucciso la compagna o la moglie. A che serve, allora, aumentare le pene? E’ utile per la Procura perché, con una pena importante, può chiedere misure cautelari importanti, ma se noi ci illudiamo che l’aumento della pena spaventi l’autore di questi reati facciamo una considerazione errata”.
Il sangue delle donne. De Gioia, su spunto della giornalista Ioni, si è, poi, soffermato sul suo libro, in particolare sulla parte dedicata alle frasi che tendono, all’interno del rapporto di coppia, a mettere in minoranza la donna, a farla sentire sbagliata. Con questa sua sottolineatura ha voluto mettere in evidenza quanto siano importanti la comunicazione e la formazione delle nuove generazioni sia all’interno dei nuclei familiari sia nel mondo della scuola.