Vorrei condividere e rendere nota, a distanza di anni, la storia del marinaio Silvano Ferri rivissuta attraverso il racconto del figlio Daniele, ora attivo tra i cronometristi di Pesaro e appassionato di storia locale. Nei ricordi di Daniele si può ripercorrere la prigionia di papà Silvano, nato a Fano il 17 febbraio 1914 e di casa in via Nazario Sauro.
Era un esperto marinaio che, durante una delle svariate attività lavorative a bordo di una imbarcazione che trasportava legname dall’Istria, venne prelevato a Venezia dai tedeschi insieme ad altri marinai suoi amici. Con loro vi era anche un “ragasin” fanese di 10 anni di cui Daniele non ricorda il nome che in quegli anni era stato affidato a suo padre affinché lo istruisse nel duro lavoro di marinaio. In quel periodo dall’Istria a Venezia erano frequenti i trasporti di legname, “materia prima” sia per costruire imbarcazioni sia per usi civili.
I tedeschi, con i fucili puntati, li fecero scendere dall’imbarcazione, costringendoli a salire sui camion, dove erano assiepate anche numerose persone ebree. Vennero deportati nel campo di concentramento di Sachsenhausen, a nord di Berlino.
Qui Silvano rimase circa quattro anni e con lui anche anche il “ragasin”. Nonostante le dure condizioni di vita e di lavoro finalmente riuscirono a tornare a casa dove li attendevano i propri familiari. Rientrato a Fano, Silvano ha continuato il lavoro di marinaio.
Una storia dolorosa, quella della deportazione, che ci invita a riflettere e continuare a trasmettere alle giovani generazioni la memoria storica, come ci ricorda anche Papa Francesco, necessaria per creare un mondo più giusto e fraterno.
Nella foto i genitori di Daniele: papà Silvano, mamma Lina Curina e sua zia Pasqualina Bonazzelli, suora per tanti anni a Lugo di Romagna