Dopo aver dismesso i panni del politico, trovandosi a curiosare in una vecchia cassapanca, Tiberi ha riscoperto un vecchio diario degli anni ’40 che lo ha spinto a raccontare tradizioni, usanze, vicende della vita rurale del territorio
40 anni fa, nel marzo del 1985, veniva dato alle stampe, dalla Stibu di Urbania, “Il Ranco”, opera prima dell’urbinate Dino Tiberi (1923-2013), maestro, consigliere comunale di Urbino, consigliere regionale e Presidente della Regione Marche dal 1972 al 1975, scrittore. La pubblicazione suscitò subito molto interesse e curiosità, sia per la notorietà del personaggio che per il titolo, un vocabolo di ambito regionale piuttosto antiquata e riferita ai lavori rurali, che il dizionario fa derivare dal verbo rancare col significato di strappare, svellere.
Testimonianza. Ma è qualcosa di più, se non di diverso, ed è lo stesso Tiberi a spiegarcelo nella prefazione del libro: <Io l’ho appreso come termine usato dal contadino per indicare il pesante lavoro di scasso con il quale, fino agli anni cinquanta, si tendeva a sottrarre terreno da coltivare alle fitte distese boschive onde far fronte alla carestia spaventosa, aggravata ogni giorno di più, dall’aumento della popolazione agricola e dagli effetti della crisi economica. Così faceva mio padre “arrancando” ogni giorno, con inumana fatica, nella macchia sottostante la casa di Cà Giudeo>. Ma come è nata l’idea di scrivere Il Ranco? <Se non fosse stato per un diario degli anni quaranta – scrive ancora Tiberi – rispuntato per caso dal fondo di una cassapanca tra quaderni ingialliti e vecchi testi scolastici, non avrei davvero trovato stimoli per una iniziativa che è costata fatica e che, fino all’ultimo, mi ha lasciato nel dubbio se valesse la pena portarla all’esterno>. Ne valeva davvero la pena e il grande teologo e filosofo urbinate don Italo Mancini lo dice chiaramente nella presentazione:<Il libro è bello, interessante, nostro; ciascuno di noi ha vissuto quelle cose, più o meno consapevole. Dino Tiberi le ha vissute con consapevolezza esemplare, che meritava di essere tramandata, e il volume di osservazioni e di riflessioni che accompagna il racconto e il folclore ne è la prova>. Non finisce qui.
Lo scrittore. Tiberi non posa la penna e continua scrivere, sempre con successo: Da Badò, 1987, esaurito e ripubblicato nel 1995 con il titolo Il Mulino di Badò; Il Sillabario di Badò, 1991, cui è stato conferito il premio Frontino – Montefeltro; Storie da proverbi marchigiani, 1993; Il Dono della memoria, 1995; Il sale della vita (con altri autori), 1997; Le Marche: i proverbi e le stagioni, 1998; I colori dell’autunno, 2000.
Fare memoria. Oggi Il Ranco è tornato di attualità, anche se la sua memoria è ancora viva. A Pieve di Cagna di Urbino è stata costituita l’Associazione culturale “Il Ranco” per valorizzare la storia e le tradizioni dell’entroterra rurale ispirandosi alle opere di Dino Tiberi. La prima iniziativa è stata quella di bandire un concorso letterario a lui intitolato e rivolto a romanzi e raccolte di racconti pubblicati tra il 2018 e il 2024 che si rifanno a tali valori. La scadenza per partecipare è fissata al 31 maggio 2025. Ai vincitori andranno premi in denaro e targhe che saranno assegnate durante una cerimonia che si terrà a fine luglio 2025 a Pieve di Cagna.