Non c’era la luce tiepida del mattino, ma il sole basso del pomeriggio a illuminare il Santuario di San Giuseppe in Spicello. Eppure, l’aria era carica della stessa intensità, della stessa urgenza che si respira di fronte alle sfide più grandi. Il Vescovo Andrea e le famiglie arrivate da diverse parti della diocesi, hanno ammirato la bellezza dello scenario tipico delle colline marchigiane per poi confrontati sul tema: “La nostra speranza: una casa sulla roccia del Signore” (Mt 7, 24-27). Nell’anno del Giubileo il Santuario offre un percorso di spiritualità familiare chiamato: “Quando l’amore è per sempre. Un cammino di speranza in tempi di relazioni liquide e certezze in frantumi”. Quello di domenica 16 febbraio è stato il secondo appuntamento.
Un esame di coscienza. La parabola evangelica della casa costruita sulla roccia, cuore del Vangelo di Matteo, è stata l’icona evangelica di riferimento sia per la meditazione del vescovo sia per il lavoro proposto alle coppie. Non si tratta di un’immagine statica e rassicurante, ha subito avvertito il Vescovo, ma rappresenta un pungente esame di coscienza. “Chi siamo noi? Ascoltatori distratti che si lasciano cullare dalle parole o costruttori attenti che scavano a fondo per mettere le fondamenta?”. La pietra, la solidità dell’amore, non sono un dato acquisito, ha insistito Mons. Andrea, ma una conquista quotidiana, un confronto con la parola di Gesù. Un impegno che va rinnovato ogni giorno.
Davide e la parabola. Per rendere ancora più vivido il suo messaggio, il Vescovo ha evocato Davide, re potente ma fragile, simbolo delle nostre contraddizioni e il profeta Natan, capace di rivelare, attraverso una parabola, la verità scomoda che Davide non voleva vedere. Un invito a non illudersi, a non accontentarsi di facili etichette, a non nascondersi dietro ruoli e convenzioni. “Stupido uomo, stupida donna,” ha quasi urlato Mons. Andrea, con un’intensità che ha rotto il silenzio del santuario, “le macerie della casa crollata sono le tue, perché non hai capito nulla”. Parole dure, certo, ma necessarie per smuovere dal torpore, per risvegliare le coscienze assopite.
Confronto di coppia. Il Vescovo ha poi toccato un tema particolarmente delicato, quello del confronto all’interno della coppia. “Il confronto di coppia è utilissimo – ha sottolineato – ma se c’è Gesù nel mezzo e se la coppia si confronta con Lui”. Una precisazione importante per evitare che il dialogo si riduca a un mero esercizio autoreferenziale, a un confronto tra debolezze e fragilità senza un riferimento solido che offra un cambiamento. Il confronto può diventare un vero strumento di crescita e di rafforzamento del legame di coppia solo se ci si misura col vangelo.
Cantiere aperto. Il Giubileo delle Famiglie, in fondo, è proprio questo: un cantiere aperto. Non è un traguardo raggiunto, ma un cammino da intraprendere, una porta stretta da varcare con la consapevolezza che “non basta dire: Signore, Signore”. Servono la concretezza, l’impegno quotidiano nel fare la volontà del Padre, il confronto con Gesù. Altrimenti, la casa rischierebbe di crollare, sotto il peso delle tempeste della vita, delle fragilità individuali. Resterebbero solo macerie, testimonianza di un amore frantumato.
Il Vescovo Andreozzi ha lasciato Spicello con un invito a non aver paura della fatica, della sfida, del confronto. In tal modo, danzando sulla roccia della fede, si può costruire, giorno dopo giorno, un amore che sia “per sempre”.