Domenica 19 gennaio il santuario di San Giuseppe di Spicello ha ospitato il primo degli incontri giubilari dal titolo: “Quando l’amore è per sempre, un cammino di speranza”, organizzato dall’Istituto Santa Famiglia e dall’Ufficio di Pastorale Familiare della Diocesi.
Cuore aperto. Dopo un breve momento di accoglienza il rettore del Santuario, don Mirco Ambrosini, ha esortato i presenti a spostare il proprio baricentro dal nostro io verso gli altri, vivendo a cuore aperto e lasciando emergere ciò che siamo, bisognosi di luce e calore. Le tante famiglie presenti si sono trasferite, poi, nel salone per ascoltare la catechesi del vescovo Andrea, che ha incentrato la sua meditazione sul brano delle nozze di Cana.
Cantina. “La cantina, la stanza del vino, sono il luogo dove nasce l’amore – ha introdotto mons. Andreozzi – vigna e vino sono simboli dell’amore tra l’amato e l’amata”. La mancanza di vino, narrata nel brano di Vangelo, simboleggia una carenza d’amore: questo fatto porta Maria a interessarsi al problema e a cercare una soluzione. Maria, madre della speranza, rappresenta anche la comunità che sa trovare in Gesù la fonte della vera speranza. Maria sa dove trovare l’amore e chiede ai servi di svolgere un servizio, senza fare critiche o dare colpe, muovendosi su un circolo virtuoso capace di ritrovare la speranza e la fonte dell’amore, che è Gesù stesso.
Amore. Gesù vero sposo è la misura dell’amore, in quanto crocifisso che spalanca le sue braccia e versa il vino nuovo, quello che sgorga dal suo costato trafitto sulla croce. Ci vuole tempo per crescere nell’ amore, le cose buone infatti arrivano alla fine. “Proprio come il vino che, stagionando, migliora così è la nostra fede – ha proseguito il vescovo – nella vita, il bello ce lo riserva la fine: le nozze del cielo. Gesù sta davanti a noi, ci motiva nella speranza e ci fa crescere nell’amore: è il contrario di quello che accade nel mondo di oggi che vede, nel tempo che scorre, una diminuzione.
L’amore è in crescendo, è un obiettivo da raggiungere, le parole di Gesù che recitano “non è giunta la mia ora” sono un messaggio di speranza che ci invita ad andare oltre, a camminare, a crescere nonostante il tempo le difficoltà e i nostri acciacchi. Voi sposi siete più belli oggi di quando vi siete sposati, lo stare insieme, l’amore vi migliora e vi rende opere d’arte, siete sempre più belli più consapevoli e più forti. Dio Padre parla al cuore, lo cambia lo trasforma. A partire da dentro di noi possiamo vivere il comandamento di Gesù. L’amore è una questione di cuore, nelle cui stanze va custodita la Parola. La comunità è chiamata a generare generare figli allo sposo.
Generare vita. In questo anno giubilare – ha concluso il vescovo – la sfida è quella di amarsi e generare vita, di trasmettere l’amore di Gesù agli altri. Le nozze di Cana sono una riserva di speranza per la chiesa e indicano un percorso: “fate quello che egli vi dirà”.
Dopo la riflessione del vescovo l’équipe della pastorale familiare ha proposto ai presenti un coinvolgente momento di condivisione a coppie, proponendo la degustazione di alcuni vini e chiedendo di paragonare il proprio rapporto a una delle bottiglie aperte: rosso, bianco, rosé, frizzante, invecchiato ecc. L’incontro è poi proseguito in chiesa con l’esame di coscienza e le confessioni individuali.