Nei giorni scorsi ha avuto risalto la notizia secondo la quale l’Ospedale di Urbino è un’eccellenza nelle Marche per la effettuazione della interruzione volontaria di gravidanza, soprattutto con la metodica farmacologica, mediante la somministrazione della pillola abortiva RU-486. I dati, riferiti ad un articolo comparso sulla stampa locale del 5 gennaio scorso indicano un numero di interruzioni di gravidanza compreso tra 120 e 130 nel 2024, di cui il 60-70% con metodica farmacologica. I dati regionali, contenuti nella relazione annuale al Parlamento pubblicata dal Ministro della Salute proprio lo scorso dicembre 2024 e riferita però ai dati del 2022, indicano alcuni elementi di riflessione, da leggere anche alla luce dell’articolo citato.
Numeri. Il numero di strutture delle Marche dedicate ai punti nascita sono 11 contro 13 dove si praticano aborti volontari: e questo la dice lunga su quale sia la prospettiva verso la quale ci stiamo avviando! Il numero di Consultori Familiari, comprese le sedi secondarie, sono 70, ma – unica regione italiana – non sono pervenuti i dati relativi al numero di colloqui effettuati né quelli relativi al numero di certificati prodotti né infine al numero di controlli post-IVG effettuati presso tali strutture: come dire, c’è ampia possibilità nel territorio di trovare uno “sportello” specificamente dedicato all’aborto volontario, ma non si sa quale attività viene svolta, soprattutto in ottica di prevenzione.
La Repubblica. L’articolo citato fa riferimento ad uno precedente, pubblicato sulla stampa nazionale lo scorso 24 giugno 2024 (La Repubblica, Legge 194, l’ospedale di Urbino è un faro nelle Marche degli anti-abortisti: “Qui solo ginecologi non obiettori, garantiamo il diritto all’Igv sicura, legale e gratuita”), dove si dice chiaramente che l’eccellenza di cui ci si vanta è il fatto di avere solo ginecologi non obiettori (in realtà ce n’è 1 su 9): un giudizio di dis-valore riferito ai medici che scelgono di non partecipare alla esecuzione di una attività che – comunque la si voglia guardare e considerare – è una attività che sopprime la vita fragile nell’utero materno. Del resto è recente la presa di posizione di Papa Francesco sul tema: «Un aborto è un omicidio, si uccide un essere umano», e «i medici che si prestano a questo sono, permettetemi la parola, sicari», e ancora «la scienza ti dice che a un mese del concepimento ci sono tutti gli organi già… Si uccide un essere umano» (visita in Belgio, 29 settembre 2024).
La vita. Al di là dunque dei toni trionfalistici con cui è stata pubblicata la notizia, è da sottolineare come la frontiera su cui occorre impegnarsi è quella della prevenzione, della educazione e della promozione del valore della vita. Urbino, città universitaria ricca di fermento giovanile e di futuro, non può e non deve sottrarsi a questo impegno e a questo compito: solo mantenendo al centro dell’orizzonte politico il dibattito sulla dignità del bambino già concepito, infatti, potremo continuare a sperare che ogni individuo umano possa trovare davvero ospitalità nel cuore della vita pubblica, specie se fragile e indifeso. Le politiche di sostegno alla maternità, che da tante parti vengono invocate come rimedio al vertiginoso crollo demografico anche nella nostra Regione, non possono prescindere dal sostegno alla maternità difficile e indesiderata: è facile sostenere la maternità voluta e ricercata (e comunque poco o nulla si fa in questa direzione!), ma è molto più impegnativo mettersi accanto alle donne che sono spaventate dalla paura dell’incognito, dalla preoccupazione del futuro, dal rischio di essere abbandonate per sempre, escluse da prospettive di lavoro e vita famigliare.
Quale primato? Dunque ben venga l’occasione per avviare una riflessione pacata, intelligente e sincera sugli aiuti alla maternità difficile, che permetta finalmente alla donna di scegliere con consapevolezza, senza pressioni di natura economica, sociale, lavorativa. Urbino, culla del Rinascimento, merita un primato migliore!!!