Mercoledì 4 dicembre le due Chiese sorelle, guidate dall’arcivescovo mons. Sandro Salvucci ed accompagnate da una rappresentanza dei loro parroci, hanno vissuto il pellegrinaggio in vista della solennità marchigiana della Madonna di Loreto
“La mamma è sempre la mamma”. Forse è solo una frase ad effetto o, addirittura, una frase fatta che – a motivo dell’uso e dell’abuso che se ne fa – sembrerebbe aver perso tutta la sua pregnanza. Tuttavia, per più motivi affettivi, devozionali e di fede, questa potrebbe davvero essere la sintesi del pellegrinaggio che le (Arci)diocesi Pesaro ed Urbino hanno vissuto nel pomeriggio di mercoledì 4 dicembre a Loreto, in preparazione alla festa della Madonna di Loreto, che celebreremo il 10 dicembre: solo due giorni dopo un’altra importante ricorrenza mariana, l’Immacolata. Per noi marchigiani la festa della Madonna di Loreto ha un’importanza davvero grande e, soprattutto, speciale: poste le molteplici, pluriformi e secolari tradizioni locali, la Chiesa marchigiana celebra questa ricorrenza col grado di solennità, cioè col massimo grado di cui la liturgia dispone.
La novena. Nella nostra regione ecclesiastica in questo avvio di Avvento si intrecciano – senza confondersi ma piuttosto integrandosi reciprocamente – due novene: quella dell’Immacolata (particolarmente sentita a motivo della capillare diffusione della presenza francescana) e quella della Madonna di Loreto che, nella sera precedente, tradizionalmente si conclude con i falò che con la recita del rosario ed il canto delle litanie lauretane, intendono “aiutare” gli angeli che portano la casa della Vergine a raggiungere Loreto. Negli ultimi anni i nostri Vescovi si sono saggiamente agganciati a questa tradizione, istituendo un pellegrinaggio delle tredici Diocesi della nostra regione che, giorno dopo giorno, raggiungono Loreto e sostano in devota e filiale preghiera in “Santa Casa”.
Il pellegrinaggio. Quando si va a Loreto “dalla Mamma” fin dall’inizio, da quando si sale sul pullman, ci si accorge di due sentimenti che si armonizzano reciprocamente: la fraternità dei pellegrini e lo spirito di preghiera. Diverse fermate caratterizzano il viaggio, nei percorsi stabiliti per i singoli automezzi: pellegrini che prima non si conoscevano si stringono in fraternità, in virtù della meta comune, la “Santa” casa di Maria. E questo miracolo della fede, nel segno di Maria, anche mercoledì scorso si è concretizzato. Oltre 200 pellegrini delle due Arcidiocesi (sempre più sorelle in virtù dell’unico Vescovo, mons. Sandro Salvucci), sfidando il meteo non proprio favorevole (per usare un eufemismo) hanno raggiunto Loreto.
La preghiera. Uno schema, puntuale e ben preparato, ha caratterizzato il tempo, breve ma davvero intenso, del pellegrinaggio. Arrivati a Loreto, alle 16 i pellegrini accompagnati dai loro sacerdoti (una quindicina, da quanto si percepiva durante la concelebrazione eucaristica presieduta dall’Arcivescovo Sandro), si sono radunati nella sala intitolata a mons. Pasquale Macchi (già segretario di Paolo VI e poi arcivescovo di Loreto). Lì, l’arcivescovo di Loreto mons. Fabio dal Cin ha portato il suo saluto ai presenti. Quindi ha avuto inizio il momento penitenziale e la preghiera del rosario, con il tempo della confessione sacramentale. Alle 16.45 si è ordinata la processione penitenziale – arcivescovo Sandro in testa portando la Croce – verso la Basilica, ovviamente al canto delle litanie lauretane!
L’Eucaristia e la visita. La Basilica – era davvero un bel colpo d’occhio – sembrava davvero parlare solo il dialetto che ci contraddistingue (pur nelle sue differenze locali, s’intende!). Nell’omelia mons. Salvucci, prendendo spunto dal vangelo della moltiplicazione dei pani e dei pesci (mercoledì della I settimana d’Avvento), ha sottolineato la cura e la premura di Gesù non solo per la moltitudine ma per ciascuno degli astanti: non poteva rimandarli a casa senza cibo, poiché lo seguivano de tre giorni! «Da dove può aver imparato Gesù questa premura? – ha chiesto il nostro pastore – Sicuramente da sua Madre… che è nostra Madre. Solo una mamma può avere la premura per ognuno dei suoi figli». Allora, davvero torna quanto dicevamo all’inizio: La Mamma è sempre la mamma!