Ci sono luoghi di pace dove si fa davvero esperienza di benessere sensoriale ed emotivo. Una di queste esperienze è senza dubbio il pellegrinaggio della prima domenica di agosto da Sant’Angelo in Vado a Metola. Le notti afose che lo precedono restano un ricordo, quando già all’inizio della strada che s’inoltra nel ristretto della vallata, ma ancor più quando passo dopo passo sali verso la cappellina devotamente custodita, il fresco dei boschi e l’ombra degli alberi, fieri per la generosità dell’ombra che possono offrirti, ti danno l’impressione di accoglierti come un vecchio amico e di invitarti a proseguire il pellegrinaggio devotamente, senza turbare l’armonia della quiete che ti accompagna. Il rosario e i canti religiosi richiamano alla mente, come sempre, il mistero della nostra salvezza operato da Cristo Signore. Ma mentre sali verso Metola la contemplazione del mistero dell’Incarnazione, morte e risurrezione del Signore trova un riscontro concreto, capace di parlare a te e alle generazioni future, per mezzo della santità di Margherita, il cui ricordo è e sarà ormai perennemente legato a quei monti e a quelle valli. Stesse sensazioni provi quando arrivi al piccolo oratorio di santa Margherita. Anche lì il caldo non è ancora arrivato. I fedeli sì. Puntuali per la santa messa. E infine ricordiamo sempre: a conclusione di ogni pellegrinaggio a Metola, guardiamoci intorno e, sentendoci immersi nella bellezza di quel luogo, una bellezza che ci stimola a pregare con gioia e serenità, chiediamo sempre a santa Margherita di ottenerci da Dio la pace interiore, quella che nasce dall’infinito amore di Dio per noi, quella pace che il Signore Gesù ci ha procurato con la sua morte e risurrezione e che Egli stesso ha promesso di donarci sempre: «vi lascio la pace, vi do la mia pace».