Gesù mette al centro di tutto, l’amore nella sua duplice ed inseparabile dimensione: amare Dio e amare il prossimo. Uno scriba, un conoscitore della Legge e delle Scritture, si avvicina al Maestro con rispetto, chiedendogli: «Qual è il primo di tutti i comandamenti?». Gesù risponde volentieri, non lasciandosi impressionare dai pregiudizi, davanti ad un uomo appartenente al gruppo dei suoi principali oppositori. Non si scontra, ma riporta alla sua attenzione ciò che era già scritto e risaputo, e che purtroppo non veniva osservato, ovvero la centralità del comandamento dell’amore verso Dio, al quale ne aggiunge un secondo: «Amerai il tuo prossimo come te stesso». Per poter amare Dio, occorre amare il prossimo. Quello verso il Signore deve essere di carattere totalizzante, ossia coinvolgere tutta la persona, e l’altro conforme al modo con cui ognuno ha cura ed ama se stesso. Tutto parte dall’ascolto, dalla relazione con il Maestro. L’amore è la conseguenza di un incontro. Ma non è sufficiente ascoltare ed incontrare il Signore, senza tradurre il tutto in opere, in attenzione verso il prossimo. Così pure non ci si può accontentare di fare opere di carità, senza essere profondamente coinvolti con il Signore. Queste due dimensioni sono complementari, ovvero per poter amare Dio, dobbiamo amare il prossimo. Il Signore va amato e compreso nel profondo con tutto il cuore, con tutta l’anima, con tutta la mente e contemporaneamente servito con azioni e opere nelle attività quotidiane, a favore degli altri. Dio è la sorgente dell’amore che noi siamo chiamati ad accogliere, per poi donarlo agli altri, ovvero essere dei rubinetti dell’amore del Signore nel mondo, avendo ricevuto l’acqua viva dall’unico rubinetto che è Dio. Per questo tende ad evidenziare il comportamento contraddittorio dei suoi interlocutori che avevano trasformato le 10 Parole del Sinai in 613 precetti e divieti che venivano imposti ai fedeli, come fossero il nucleo stesso della sua volontà. Anche il Responsabile della parrocchia universitaria ha ribadito l’importanza di non scindere queste due categorie proprie dell’amore. «Con questo duplice amore», ha detto padre Andrea Ricatti, «Gesù riconcilia due rischi che corriamo costantemente quando pensiamo alla fede: amare Dio fino a disinteressarci degli altri, o amare il prossimo fino a dimenticare Dio».