L’annuale incontro organizzato dal Centro Missionario Diocesano di Urbino, si è svolto a Fermignano e ha visto la partecipazione di una folta rappresentanza dei tanti gruppi missionari parrocchiali della nostra Arcidiocesi di Urbino-Urbania-Sant’Angelo in Vado
Si è svolto nei giorni scorsi, nei locali della Parrocchia di Fermignano, l’annuale incontro del Centro Missionario Diocesano, al quale hanno partecipato i gruppi missionari parrocchiali di Urbino, Urbania, Fermignano, Sassocorvaro, Gallo di Petriano e Sant’Angelo in Vado. Nel Convegno è emerso che l’incontro vero con Gesù comporta il desiderio di dirlo a tutti. Anche nelle nostre realtà dell’Arcidiocesi il Signore ci chiama ad essere missionari, ovvero l’incontro con Lui ci spinge ad andare nelle parrocchie, nelle famiglie, nel lavoro, nella scuola, nei luoghi di ritrovo. Durante l’incontro si sono svolte alcune ricche e coinvolgenti testimonianze.
Luigi Ugolini e Claudia Montevecchi. Inseriti nel gruppo missionario di Sassocorvaro, da diversi anni, con un gruppo di laici, operano in Etiopia ed in altri Paesi dell’Africa. «Nel 1998, con l’aiuto e la collaborazione del Centro missionario di Urbino e di San Marino Montefeltro, abbiamo organizzato dei campi di lavoro, insieme ai missionari e alla gente del posto, per realizzare i progetti che ci venivano e ci vengono ancora oggi, richiesti da tre Congregazioni: i Cappuccini, le Suore francescane missionarie di Cristo e le Ancelle dei Poveri. I progetti, la cui spesa va dai 20 ai 40 mila euro, sono utilizzati per la ristrutturazione delle case dove vivono i missionari, per il rifacimento di ambulatori o cliniche. Il lavoro viene offerto da giovani e meno giovani che a loro spese vengono in missione nel periodo delle loro ferie. Quest’anno, dopo le feste di Natale, sosterremo un progetto in Etiopia».
Suor Maria Paola Perotti. Clarissa Cappuccina a Mercatello sul Metauro, per 30 anni è stata missionaria in Benin. «Sono rientrata in Italia, nella mia casa madre di Mercatello, poiché l’età e la salute non mi permettono più di svolgere bene la mia missione con il clima africano, Questa lunga esperienza è stata un grande dono che mi ha aperto vasti orizzonti di fraternità universale, facendomi conoscere tante realtà di povertà materiali, unite a profonda fede ed essenzialità di vita. Il monastero di Zinvié (Benin) è una perla dell’amore di Dio, una casa di lode, di adorazione e di accoglienza. La missione mi ha insegnato anche che la contemplazione è la più bella e grande evangelizzazione.
Suor Adele Toccaceli. Appartenente all’Istituto della Congregazione delle suore operaie dell’Immacolata Concezione, è missionaria per 30 anni nelle Filippine. «Sono nativa di Acqualagna e ho iniziato la missione nelle Filippine il 19 giugno del 1989. Considero quel Paese “Terra Santa”, in quanto ho spesso sperimentato l’aiuto e la presenza del Signore. La vita è un dono di Dio, non ci appartiene e va donata specialmente a coloro di cui nessuno se ne fa cura. Con altre suore abbiamo aiutato molti poveri, attraverso le adozioni a distanza, raggiungendo 1100 famiglie. Così pure abbiamo realizzato una grande scuola materna, elementare e media per 300 bambini. La nostra gratitudine per l’incoraggiamento e l’aiuto finanziario va a Mons. Antonio Paolucci, nonché a tantissime persone di Urbino, Pesaro, Padova, Roma e Ascoli Piceno.. Tutti siamo chiamati ad andare verso i nostri fratelli. Sarà la nostra testimonianza di vita che li porterà ad incontrare Cristo. Con le adozioni a distanza tante bambine sono andate a scuola, togliendole dalla vita di strada. Al termine dell’incontro un ringraziamento particolare è stato indirizzato al parroco Mons. Davide Tonti e al gruppo missionario parrocchiale per la collaborazione e per ogni necessità di natura logistica.