La liturgia cui abbiamo preso parte sabato a san Francesco e che ha visto protagonista fra Emanuele Antinori è molto ricca di riferimenti scritturistici e di gesti che, resi più comprensibili dalle monizioni che li accompagnano, risultano di per se stessi una vera e propria catechesi sul Diaconato. Il diacono, si legge nel Pontificale (il libro proprio delle celebrazioni del Vescovo), ha sostanzialmente tre compiti: «Fortificato dal dono dello Spirito santo, egli sarà di aiuto al vescovo ed al suo presbiterio nel ministero della parola, dell’altare e della carità, mettendosi al servizio di tutti i fratelli». Il rito si sviluppa all’interno della liturgia della parola.
Proclamato il Vangelo, il candidato viene chiamato e l’Arcivescovo lo accoglie nell’ordine del Diaconato. Terminata l’omelia, l’Arcivescovo interroga il candidato che si impegnerà a promettere al Vescovo diocesano ed suo legittimo superiore (in quanto fra Emanuele è un religioso e non un diocesano) “filiale rispetto ed obbedienza”. Questa promessa, che abbraccia in prospettiva il cammino di tutta una vita, è accompagnata da una consolante rassicurazione di cui si fa portavoce il Vescovo a nome di tutta la comunità: «Dio, che ha iniziato in te la sua opera, la porti a compimento».
Il canto delle Litanie dei Santi, che esprime la comunione tra la Chiesa terrena e la Chiesa celeste, conclude questi primi momenti ed apre al cuore del rito: l’imposizione delle mani, come un tempo gli Apostoli e la preghiera di ordinazione che richiama le due figure bibliche nelle quali si mostrano le funzioni dei diaconi: quella dei Leviti dell’Antico Testamento, a significare l’impegno del servizio all’altare, e quella dei sette diaconi del Nuovo Testamento, il servizio della carità. I riti che seguono – definiti per ciò stesso “esplicativi” – esprimono visibilmente ciò che lo Spirito Santo ha operato in modo invisibile. Il diacono viene rivestito degli abiti liturgici propri del suo grado, cioè la stola di traverso e la dalmatica. A seguire, viene consegnato il libro dei Vangeli, gesto accompagnato da queste parole che sono più di una monizione, un vero e proprio programma di vita: «Ricevi il Vangelo di Cristo del quale sei divenuto l’annunziatore: credi sempre ciò che proclami, insegna ciò che hai appreso nella fede, vivi ciò che insegni». Conclude la liturgia dell’ordinazione l’abbraccio di pace dell’ordinato con l’Arcivescovo, con gli altri diaconi, con i fratelli della sua famiglia religiosa e con i suoi familiari.