Frati e chierici conventuali, provenienti da tante comunità francescane della Provincia religiosa dell’Italia centrale, nonché familiari, parenti, amici, studenti e fedeli urbinati hanno partecipato alla solenne cerimonia, nella chiesa di San Francesco
Il Monumentale Tempio di San Francesco, ha fatto da cornice, nei giorni scorsi, all’ordinazione diaconale di Fra’ Emanuele Maria Antinori, organizzata con cura dalla comunità conventuale urbinate. Il festoso giorno è arrivato! Molti frati e chierici di diverse comunità francescane, nonché familiari, parenti, amici e fedeli urbinati, hanno partecipato con sentimenti di giubilo e riconoscenza al Signore, per ascoltare il “Si” di questo giovane alla chiamata del Signore. In questo difficile periodo attraversato da individualismo, relativismo etico, paure, insicurezze, aggressività, nonché dagli attuali conflitti bellici, il Signore fa sentire, come in questa circostanza, la sua feconda presenza, donando alla Chiesa e alla comunità, un nuovo diacono.
Fra Emanuele M. Antinori. Ha 47 anni e la sua chiamata risale a 10 anni fa. Prima di seguire Cristo ha lavorato per 19 anni nella Guardia di Finanza. Un pellegrinaggio a Medjugorje e l’incontro con i Frati conventuali hanno fatto emergere la sua vocazione, alla vita consacrata e al Ministero Ordinato. «La mediatrice più importante», ha detto Fra Emanuele, «è stata Maria Santissima che mi ha accolto fra le sue braccia in un momento difficile della mia vita. Mi ha fatto riscoprire suo Figlio che è venuto a salvarmi ed a tirarmi fuori dalla mediocrità di una vita apparentemente piena, ma incolore. Il ministero del diaconato è per me la porta di ingresso per servire la Chiesa dove posso esercitare, con le possibilità che essa stessa mi offre, una maggiore cura verso i fratelli e le sorelle che il Signore mi metterà accanto».
Lo sguardo di Gesù. «Sono certo che anche con te Emanuele», ha detto mons. Salvucci, che ha presieduto la solenne celebrazione, «ciò che ha fatto scattare l’attrattiva, il fascino della sequela, sarà stato lo sguardo di Gesù, come è accaduto a quel tale, di cui ci parla il Vangelo: “fissò lo sguardo su di lui e lo amò…”. Ci chiama per nome e ci comunica amore. Quel tale però si fa scuro in volto e se ne va rattristato perché è molto ricco. Cerca una pienezza di vita, ma frappone una resistenza. Le ricchezze spesso si frappongono fra se stessi e la felicità. E anche noi siamo sconcertati perché ci sembra molto difficile essere salvati». E ancora: «Alle preoccupate parole di Pietro», ha aggiunto l’Arcivescovo, «Gesù promette a chi ha il coraggio di seguirlo, il centuplo quaggiù, ossia tutto quello che il cuore di un uomo desidera. La chiamata del Signore è pienezza di umanità. Non toglie nulla e dona una famiglia più grande. Oggi la tua risposta Emanuele assume un significato speciale per vivere il servizio del diaconato». Al termine il neo diacono ha ringraziato il Signore per avergli fatto guardare alla vita in modo nuovo, diverso e per avergli donato orizonti sconfinati. Quindi ha ringraziato i confratelli, a cominciare dal Padre provinciale e dal Guardiano del convento di Urbino, nonché tutti coloro che si sono spesi per la sua formazione, facendo emergere quello che covava dentro il suo cuore. Quindi un grazie particolare ai suoi genitori Elide e Alberto ed il colonnello Paolo Brucato della Guardia di Finanza, della provincia di Pesaro e Urbino. Il coro di San Francesco ha reso ancor più solenne la suggestiva cerimonia, animandola con canti, musiche ed invocazioni. E’ seguita un’agape fraterna nei locali del convento.