Il verbo «accogliere» è molto presente sia nel Vecchio che nel Nuovo Testamento. San Giovanni inizia il suo Vangelo invitando ad accogliere «il Verbo di Dio fatto carne». Il tutto si traduce in un unico gesto: «Accogliere Cristo ed accogliere il fratello» (Discorso di Papa Francesco alla Caritas – 18 maggio 2015). E prosegue: «È come si trattasse di un unico gesto: accogliere Dio e manifestarlo nel servizio al fratello».
Accoglienza francescana. Francesco d’Assisi, in questo, è esemplare: è bene ricordare che la sua conversione nasce nell’accoglienza e si sviluppa, nel tempo, sempre in modo progressivo.
Accogliere il lebbroso. La conversione dell’assisiate inizia con l’incontro con il lebbroso. Avvicinare nel medioevo un lebbroso significava mettersi in pericolo di contagio, perché allora si credeva che la lebbra fosse trasmissibile. Quell’abbraccio spontaneo e profetico deve essere tradotto, anche se i documenti non riportano le parole, con: «Io e te siamo una cosa sola in Cristo».
Accogliere i ladri di Montecasale. Tre ladri bussarono alla porta del convento di Montecasale e chiesero a frate Angelo, il guardiano, di mangiare. Frate Angelo li respinse con male parole e malo modo e i ladri si allontanarono indignati, imprecando. Francesco, venendo a conoscenza dei fatti, rimandò frate Angelo a ritrovare quelle persone, a chiedere loro perdono e ad invitarli in convento a mangiare. Francesco considerava quei ladri come persone; per questo li accoglie con grande rispetto senza pregiudizi “con benignità e carità”. Commossi per l’ospitalità, si convertirono e chiesero di entrare nell’Ordine francescano.
Accogliere il lupo di Gubbio. San Francesco, giunto a Gubbio, trovò i cittadini spaventati per la presenza di un feroce lupo che li tormentava. Francesco decise di cercare il lupo, di affrontarlo e di parlargli. Il lupo, minaccioso, dopo aver ricevuto la benedizione del Santo e ascoltato le sue parole, si ammansì. Francesco promise al lupo che, se si fosse pentito del male fatto e avesse cambiato modo di vita, il popolo di Gubbio sarebbe stato lieto di accoglierlo e di nutrirlo. Il lupo accettò. Ormai ammansito, entrarono insieme sotto gli occhi stupefatti e increduli dei cittadini. Quando il lupo morì «i cittadini molto si addolorarono, perché vedendo il lupo andare così mansueto per la città, si ricordavano della virtù e santità di San Francesco».
Accoglienza. Anche noi sentiamo la necessità di essere accolti. Accolti dai nostri fratelli e sorelle, poiché ogni essere umano ha bisogno del prossimo, ognuno di noi sente la necessità di amare e di essere amato.