Due ospiti d’eccezione hanno dato corpo al Convegno di Metropolia che si è tenuto giovedì sera all’Auditorium Scavolini di Pesaro come apertura dell’Anno Pastorale 2024-2025 e in preparazione al grande Giubileo Ordinario: mons. Rino Fisichella e Salvatore Martinez, che si sono alternati per offrire ai presenti profondi spunti di riflessione spirituale. Purtroppo, le condizioni meteorologiche davvero avverse della settimana appena trascorsa (ed a motivo dei suoi imminenti impegni pastorali) non hanno permesso a mons. Fisichella di essere presente in sala; tuttavia, grazie all’aiuto della “rete” è riuscito a collegarsi online, per portare i suoi saluti ed offrire alcune importanti precisazioni sui “segni” del Giubileo. Ma andiamo con ordine.
Mons. Rino (Salvatore) Fisichella. Presidente del Pontificio Consiglio
per la Promozione della Nuova Evangelizzazione, con lettera dell’11 febbraio 2022 è stato designato da papa Francesco quale organizzatore dell’Anno di Grazia ormai alle porte. Queste le indicazioni nodali del Santo Padre: «Affido a Lei, caro Confratello, la responsabilità di trovare le forme adeguate perché l’Anno Santo possa essere preparato e celebrato con fede intensa, speranza viva e carità operosa. Il Dicastero che promuove la nuova evangelizzazione saprà fare di questo momento di grazia una tappa significativa per la pastorale delle Chiese particolari, latine ed orientali, che in questi anni sono chiamate a intensificare l’impegno sinodale». Sollecitato dalle suggestioni fornite dal’arcivescovo Sandro e dalla conduttrice della serata, mons. Fisichella ha indicato tre piste per vivere al meglio il Giubileo. Innanzitutto l’annuncio del perdono e della misericordia, in una parola l’indulgenza. Dobbiamo lasciarci alle spalle l’azione di “lucrare” l’indulgenza quale equivoco retaggio del passato e causa di divisione in seno alla Chiesa, a beneficio del più pregnante “sperimentare il dono dell’indulgenza”, ben sapendo che essa altro non è che Cristo che ci viene incontro. Una seconda pista è sicuramente – fin dal primo giubileo del 1300 – il pellegrinaggio. Ogni uomo è in cammino (viator) e le cronache tristi e disumane degli ultimi anni lo testimoniano; ma non tutti sono pellegrini: il pellegrino cristiano conosce il luogo da dove è partito (il fonte battesimale) e conosce la meta del suo viaggio (la Gerusalemme celeste). Infine, il passaggio della Porta Santa, meta del pellegrinaggio giubilare. Concludendo il suo intervento, mons. Fisichella si è raccomandato che tutti si impegnino a rendere visibili nella propria vita, nella propria storia questi segni di grazia, nella memoria dei santi “ufficiali” e di quelli “della porta accanto”, come ama dire papa Francesco.
Salvatore Martinez. “Spes non confundit”, la speranza non delude (Rom 5,5). Il prof. Martinez ha letteralmente condotto per mano i presenti aiutandoli a scandagliare i meandri della speranza cristiana, perno attorno a cui ruota il Giubileo del 2025. Davvero corposo il suo curriculum vitae: laureato in Paleografia e Filologia Musicale presso l’Università di Pavia, dal 1997 al 2023 ha presieduto il Rinnovamento nello Spirito Santo; è Presidente della Fondazione “Istituto di promozione umana Mons. Francesco Di Vincenzo”, Ente morale ed ecclesiastico dedicato alla redenzione umana e sociale dei detenuti, ex detenuti, immigrati e disagiati, Fondazione che ha dato vita al Polo di Eccellenza della solidarietà e della promozione umana “Mario e Luigi Sturzo”. Nel suo ricco intervento – quasi impossibile sintetizzarlo senza depauperarlo – il professore ha dato forma e sostanza al tema della speranza attingendo ad una molteplicità di fonti: la Scrittura, innanzitutto, ma anche ai Padri della Chiesa, al Magistero contemporaneo (conciliare e pontificio) nonché a numerose testimonianze della letteratura mondiale e alla sua personale esperienza. Il tutto condito con grande passione, credibilità e competenza. Ma qualche suggestione la dobbiamo pur affidare ai posteri! Innanzitutto – cosa che potrebbe essere letta come un semplice slogan – un fatto: la speranza ce la insegnano i poveri. “La speranza non delude se io non deludo coloro che sperano”. E in questo caposaldo è il Vangelo, cioè Gesù Cristo, che è per il cristiano (e per ogni uomo) la speranza già sperata del Padre in virtù del mistero pasquale. Proprio per questo la speranza non può mai essere rivolta al passato, come fu per i due di Emmaus (“Stolti e tardi di cuore nel comprendere le Scritture…”). Citando l’enciclica Spe salvi di Benedetto XVI, possiamo dire che è la fede (di oggi) che mette in moto la speranza (che ci apre all’eternità). E ancora, con San Giovanni Paolo II, noi crediamo oggi perché la speranza abbia un domani.