Settimane Sociali dei Cattolici in Italia. Mi è sorta spontanea una domanda, che potrebbe essere un’obiezione mossa da chiunque: cosa ci fa qui un vescovo? La risposta l’ho trovata vivendo i giorni intensi di Trieste. Io sono qui innanzitutto per ascoltare “le gioie e le speranze, le tristezze e le angosce degli uomini d’oggi, dei poveri soprattutto e di tutti coloro che soffrono” (vedi Gaudium et spes, n. 1) che trovano eco nel cuore dei tanti cattolici animati dalla passione civile e che partecipano attivamente alla vita democratica del proprio Paese. A Trieste, negli oltre mille delegati provenienti da ogni parte d’Italia, ho trovato tanta passione che mi ha commosso e mi dà tanta speranza per il futuro della nostra Nazione. Mi ha colpito la presenza di tanti giovani e tante donne che hanno voglia di partecipazione e di vivere una cittadinanza attiva a servizio della comunità. Quindi il vescovo (il sacerdote, il religioso), chiamato a calarsi nella vita del popolo, è qui prima di tutto per ascoltare e imparare, ma nello stesso tempo è qui per accompagnare e sostenere l’impegno dei cittadini, indicando la via Vangelo delle beatitudini e annunciando il Regno di Dio, nella sequela del Signore Gesù. La missione della Chiesa, infatti, è l’evangelizzazione e la promozione umana, intimamente connesse. Un Vangelo, dunque, che si incarna nella storia e nella vita concreta delle persone. E qui si inserisce la specifica vocazione dei fedeli laici. Afferma il Concilio Vaticano II, nella costituzione dogmatica sulla Chiesa “Lumen gentium”: “Per loro vocazione è proprio dei laici cercare il regno di Dio trattando le cose temporali e ordinandole secondo Dio. Vivono nel secolo, cioè implicati in tutti i diversi doveri e lavori del mondo e nelle ordinarie condizioni della vita familiare e sociale, di cui la loro esistenza è come intessuta. Ivi sono da Dio chiamati a contribuire, quasi dall’interno a modo di fermento, alla santificazione del mondo esercitando il proprio ufficio sotto la guida dello spirito evangelico, e in questo modo a manifestare Cristo agli altri principalmente con la testimonianza della loro stessa vita e col fulgore della loro fede, della loro speranza e carità. A loro quindi particolarmente spetta di illuminare e ordinare tutte le cose temporali, alle quali sono strettamente legati, in modo che siano fatte e crescano costantemente secondo il Cristo e siano di lode al Creatore e Redentore (LG, n. 31). Una parola chiara e illuminante sul ruolo della Chiesa, che non può esimersi dall’immischiarsi nelle realtà della storia, l’ha detta a tale proposito il santo Papa Paolo VI nell’enciclica “Populorum progressio” (1967): “Esperta di umanità, la Chiesa, lungi dal pretendere minimamente d’intromettersi nella politica degli Stati, “non ha di mira che un unico scopo: continuare, sotto l’impulso dello Spirito consolatore, la stessa opera del Cristo, venuto nel mondo per rendere testimonianza alla verità, per salvare, non per condannare, per servire, non per essere servito”. Fondata per porre fin da quaggiù le basi del regno dei cieli e non per conquistare un potere terreno, essa afferma chiaramente che i due domini sono distinti, così come sono sovrani i due poteri, ecclesiastico e civile, ciascuno nel suo ordine. Ma, vivente com’è nella storia, essa deve “scrutare i segni dei tempi e interpretarli alla luce del Vangelo”. In comunione con le migliori aspirazioni degli uomini e soffrendo di vederle insoddisfatte, essa desidera aiutarli a raggiungere la loro piena fioritura, e a questo fine offre loro ciò che possiede in proprio: una visione globale dell’uomo e dell’umanità” (PP, n. 13). La Settimana Sociale di Trieste è stata un evento di grazia che ha riacceso in tutti i partecipanti il desiderio di essere custodi di umanità, artigiani di pace e lievito di fraternità. Ha mostrato il volto di una Chiesa non di sacrestia, chiusa nel tempio, ma “in uscita”, “estroversa”, che sull’esempio di Cristo si mette a servizio degli uomini per comunicare vita e speranza, per accrescere umanità. Ora ai delegati di Trieste li attende un impegno non da poco: trasferire lo spirito della Settimana Sociale nella ferialità delle Chiese locali.