In gioventù intuì la predisposizione a dedicarsi alla costruzione di strumenti musicali dopo avere accarezzato il desiderio di suonarli. Dal 1990 nel suo attrezzato laboratorio costruisce chitarre e bassi elettrici, oltre a restaurare strumenti.
C’è una professione che non conosce l’usura del tempo: è quella del liutaio che, dalla metà del XVI secolo, rappresenta l’arte della progettazione, costruzione, restauro e ricostruzione di strumenti musicali a corda e ad arco. Nelle Marche l’attività è presente fin dalle origini con interpreti del mestiere che hanno raggiunto anche vette eccelse. Le province di Pesaro e Urbino e di Ascoli Piceno sono quelle che vantano i maggiori interpreti di questa arte impegnati a creare quel qualcosa che possa lasciare il segno. Ogni strumento è un pezzo unico e l’impresa sta nel trovare la migliore resa acustica, che si ottiene attraverso la manualità e il ricorso a materiali idonei. Il liutaio. Ad Urbino ne è consapevole Filippo Battistelli, classe 1968, che è liutaio dal 1990 in quell’attrezzato laboratorio che si trova al numero civico 34 della strada provinciale per Montefabbri. Le sue specialità sono la costruzione di chitarre e di bassi elettrici oltre al restauro di strumenti. Cresciuto fin dall’età di tre anni tra la musica che in famiglia era prodotta dai vinili della collezione paterna, la prima intuizione fu quella di diventare un provetto suonatore ma quando ebbe tra le mani un basso, più che esercitarsi, preferiva metterlo a punto con continue modifiche per ottenere quei suoni che la sua fantasia gli faceva immaginare. Di qui la convinzione che la sua strada era quella del liutaio.
Strumenti personalizzati. Frequentando poi l’istituto d’arte, la celebre scuola del libro, riuscì ad amalgamare meccanica, musica ed arte. Per creare uno strumento che possa prestarsi anche a varie personalizzazioni; “il suono è l’obiettivo ma anche il design non è da meno in quanto anch’esso svolge delle precise funzioni. Questo è il valore dell’artigianalità, altrimenti si potrebbe fare ricorso agli strumenti di serie che fornisce l’industria”. La tecnica manuale porta ad ottenere sfumature di fraseggio e intensità musicale delicate e differenti, rendendo ogni strumento una creazione unica. “I miei strumenti – si confessa Battistelli nel suo sito internet – vengono realizzati seguendo i più prestigiosi canoni della liuteria classica. La scelta scrupolosa del legno e la sua naturale stagionatura fa si che le tavole risultino molto più sonore. Il tutto è realizzato senza viti e colle”. Se poi gli chiedete chi è il suo cliente-tipo vi risponde così: ”Chi ha bisogno di qualcosa che nel mercato non c’è”. Se gli Amati e gli Stradivari hanno glorificato il nord Italia, anche nel centro, con Marche ed Umbria, si è trovato spazio nell’arte liutaia tra gli addetti ai lavori e tra gli intenditori attraverso una peculiarità realizzativa originale. Nel ‘700 Urbino ebbe fama attraverso il lavoro dei fratelli Pietro e Crescenzio Ugar: il primo si impose nella costruzione di viole, il secondo si specializzò nei contrabbassi. Una viola di Pietro è conservata a Roma e reca la scritta: “Petrus Ugar Urbinas fecit Romae 1770”. Nella capitale si trova anche un esemplare stupendo di Crescenzio datato 1790.