Sono trascorsi ben ottocento anni da quando San Francesco dettò il suo testamento: «Il Signore concesse a me, frate Francesco, d’incominciare a fare penitenza così: quando ero nei peccati mi sembrava cosa troppo amara vedere i lebbrosi e il Signore stesso mi condusse tra loro e usai con essi misericordia».
L’incontro con il lebbroso è l’inizio della conversione, del suo fare penitenza: è l’incontro con il fratello piagato, con Cristo sofferente. L’abbraccio del lebbroso è comunione con l’uomo quasi a voler dire: non solo siamo fratelli, siamo una cosa sola.
Nel Testamento è presente una precisazione da non sottovalutare: «Il Signore stesso mi condusse tra loro». Francesco ha la capacità di scoprire e comprendere per la prima volta il progetto di Dio su di lui: «Il Signore stesso mi condusse…». Questi sono i primi passi di un convertito: incominciare a fare penitenza. Amare il lebbroso, amare il fratello, è amare Cristo.
Nel 1205 è presente nell’assisiate un altro importante momento per la sua conversione-formazione: l’incontro in San Damiano con il Crocifisso. In quella circostanza, il Cristo gli indica la strada da percorrere: «Francesco va’ e ripara la mia casa che va in rovina». Questa è un’intuizione dell’assisiate o il Crocifisso ha parlato direttamente a Francesco indicandogli la strada da seguire? Non lo sappiamo. Comunque il Penitente di Assisi non comprese in pienezza il messaggio del Crocifisso e si mise a riparare la chiesetta di San Damiano cadente e abbandonata.
Non possiamo non ricordare l’affresco di Giotto, esposto nella basilica superiore di San Francesco, che propone alla riflessione il sogno di Innocenzo III (1161-1216), che vede il Poverello sostenere la Chiesa che sta per cadere con il suo braccio e la sua spalla.
Un terzo momento ci viene proposto quando alcuni giovani desideravano seguire l’assisiate. Dante ce lo descrive: «Tanto che ’l venerabile Bernardo si scalzò prima, poi… scalzasi Egidio, scalsasi Silvestro» (Par. XI). Cosa fare? La risposta ci viene suggerita, ancora una volta, dal Testamento: «E dopo che il Signore mi dette dei fratelli, nessuno mi mostrava che cosa dovessi fare, ma lo stesso Altissimo mi rivelò che dovevo vivere secondo la forma del santo Vangelo». Il Signore manifestò a Francesco che lui e i giovani che lo avevano seguito dovessero avere come norma di vita del nuovo Ordine il Vangelo.
Dall’incontro con il lebbroso si passa a San Damiano e da San Damiano si passa all’accoglienza dei frati proponendo loro il Vangelo come norma di vita. È questo il suggerimento del Signore proposto a Francesco e a coloro che lo seguirono.
Nella liturgia della Solennità di San Francesco la Chiesa, alla sequenza, canta: «Un nuovo ordine, una nuova vita, sconosciuti al mondo, sorgono; la regola emanata ripropone il ritorno al Vangelo».
Non basta commuoversi nell’abbraccio con il lebbroso, non basta neppure, dietro il suggerimento di Cristo, riparare la Chiesa. E’ necessario vivere in pienezza il Vangelo. Questo condurrà il Poverello all’incontro con il Cristo piagato che gli imprimerà i segni della passione. Così San Francesco sarà considerato, dal mondo intero, l’uomo più vicino al Redentore.