Chi ha partecipato nel pomeriggio di sabato 25 maggio in Cattedrale, nella Solennità della Trinità, si è ritrovato, forse con stupore, avvolto nella gioia e nella solennità di una celebrazione nuziale. Di nozze infatti “parla” il Rito della Consecratio Virginum che, nel Decreto di promulgazione del 31 maggio 1970, viene definito “tra i più preziosi tesori della liturgia romana”.
Tanti sono stati i segni, i gesti, le parole che nel corso della liturgia hanno svelato la natura profonda della Chiesa coinvolgendo l’intero Popolo di Dio.
Ordo Virginum. La consacrazione nell’ordo virginum di Lucia non riguarda solo la sua persona: è un evento ecclesiale e un dono per tutti, parla della Chiesa e del suo essere sposa di Cristo, della chiamata nuziale ricevuta da tutti nel Battesimo, parla della chiamata di ogni uomo e di ogni donna. Non a caso il Rito viene ripreso dopo il Concilio Vaticano II: tale stato di vita è infatti possibile e trova senso solo alla luce dell’ecclesiologia conciliare che definisce la Chiesa “in Cristo come un sacramento, cioè segno e strumento dell’intima unione con Dio e dell’unità di tutto il genere umano” (LG n.1), “popolo di Dio” in cammino nella storia nell’attesa del Suo ritorno. Anche per questo all’inizio dell’omelia proposta dal Rito si legge: “queste nostre sorelle… provengono dal popolo santo di Dio, dalle vostre famiglie: sono figlie e sorelle, a voi congiunte da una consuetudine di lavoro e di vita…”. I grandi doni del Battesimo, delle Nozze, del Regno di Dio sono incarnati al femminile nell’ordinarietà della vita di tutti, vivendo un legame particolare con il Signore Risorto per essere immagine della comune chiamata all’incontro pieno con Lui.
Lampada accesa. Il Vescovo Andrea nell’omelia ha più volte sottolineato come la lampada accesa che Lucia ha portato e deposto sull’altare sia segno della vita nuova ricevuta nel Battesimo e che ora trova compimento. Rivolgendosi con tenerezza a Lucia l’ha poi esortata ad accogliere il dono della conoscenza di Cristo, “della sua amicizia, della sua presenza che ci chiama a conoscere la sua meravigliosa opera nel mondo” e ancora “il tuo nome è un programma di vita, indica come Dio faccia luce nelle nostre tenebre e come tolga il velo dell’ignoranza e della tristezza dalla nostra esistenza, Dio illumina ognuno di noi con la sua gioia, la sua presenza e la sua pace”. Ha ricordato a tutti che “il Battesimo è chiamata alla vita e invito a fare dono della vita, il Battesimo ci inserisce nel tutto di Dio e ci promette il tutto della vita. Per questo riceviamo una luce grande che poi ci orienta nel cammino e ci rende disponibili a seguire la chiamata di Dio e del suo Figlio Gesù Cristo”.