Sono Lucia, sono nata a Fano e cresciuta a Sant’Orso, il quartiere in cui si trova la parrocchia di Santa Maria Goretti. Sin da ragazza sono sempre stata attratta da ciò che è bello. Mi ardeva nel cuore un grande desiderio di Dio, era Lui che cercavo, ma non sapevo dargli questo nome.
Ebbi la grazia di incontrare Cristo in modo personale ad un ritiro, a 19 anni. Da quell’incontro in me si accese una piccola fiamma: cominciai a legarmi ad un Volto, il Volto di un Dio che si è fatto Uomo, per amore.
GMG. Nel 2000 mi ritrovai alla GMG a Roma con milioni di giovani. Che cosa ci attirava e chi ci teneva uniti? Unicamente quello stesso Volto! Scoprii di essere parte di un popolo: la Chiesa. Da un lato tutti quei giovani erano un popolo senza confini ma, allo stesso tempo, vivevo insieme a loro una misteriosa realtà di unità.
Chiamata. “Quello che è impossibile per la nostra immaginazione è possibile però per l’immaginazione di Dio che sa dare, concedere, costruire più di quello che noi possiamo sognare, immaginare, chiedere”. Le parole di don Andrea Santoro, sacerdote martire in Turchia, descrivono la mia chiamata. Ho sempre desiderato un amore vero, dei figli, ben decisa a camminare su questa strada. Pian piano scoprii che lo sposo con cui desideravo condividere la mia vita era già accanto a me. Gesù ha bussato alla mia porta con molta delicatezza, ma con una irresistibile forza d’amore. Come dichiara Geremia: “La tua Parola fu la gioia e la letizia del mio cuore, perché io portavo il tuo nome, Signore, Dio degli eserciti”.
“Santo proposito”. Il desiderio di rispondere con tutta la vita a questo amore mi ha condotto alla consacrazione. Porrò nelle mani del Vescovo il mio “santo proposito”, cioè la volontà di perseverare in questa forma di vita nella castità. Esso sarà accolto e confermato dalla Chiesa, attraverso la sua preghiera consacratoria, nella celebrazione eucaristica. Così avveniva già nei primi secoli, secondo il rito di consacrazione delle vergini. Riconosco in questa via la chiamata del Padre a cui voglio rispondere, unita alle sorelle consacrate e a quel popolo fatto di volti concreti che mi fanno riconoscere il Volto di Dio e guardare verso di Lui. Non passa giorno in cui non ne faccia esperienza! A volte si sente la fatica del cammino, nell’alternarsi di gioie e di prove, di notti e di sole sfolgorante. Ma è come quando si scala un monte in cordata, si è legati tutti alla stessa corda: Cristo unisce le nostre vite e insieme si sale verso la vetta, nel vero cammino che conta e che porta a Lui. Con degli amici tempo fa sono scesa alla Necropoli Vaticana per raggiungere la tomba di San Pietro e per esprimere così il mio legame forte con la Chiesa e con i suoi pastori. Quelli che Gesù chiamò “amici” annunciarono al mondo intero la gioia di un Dio che è amore, che si è fatto così vicino all’uomo, fino al sacrificio di Sé sulla Croce per noi. Quella stessa fede è giunta a noi attraverso gli apostoli e i loro successori, che fondarono chiese in tutto il mondo. La relazione col Vescovo, costitutiva di questa forma di vita, significa proprio il legame con la Chiesa.
Cosa cambierà? Molti mi chiedono: ma cosa cambierà al lavoro, con i miei alunni, nelle relazioni con amici, familiari o nella comunità ecclesiale? Non so come, ma so che tutto cambierà, perché la mia vita, con i miei aneliti, limiti e contraddizioni, sempre, nuovamente, abbracciata dall’amore di Cristo, sarà a Lui per sempre consacrata. Viva nel mio cuore è la preghiera che tutti possano conoscere Lui, che instancabilmente per primo cerca noi.