Se dovessi usare un’immagine per raccontare l’esperienza delle giornate romane della “Visita ad limina” userei quella del cuore che batte in un organismo vivente. Infatti, come nel cuore che pulsa c’è un movimento di sistole e diastole, così è l’esperienza dell’essere ricevuti come vescovi delle Chiese particolari dal Papa, “alle soglie degli Apostoli” (le tombe di San Pietro e San Paolo), per poi da lì ripartire per tornare nella Chiesa che ciascun pastore presiede.
Ho potuto toccare con mano quel movimento o circolazione vitale che si stabilisce tra la Chiesa Universale e le Chiese particolari: a dispetto dei dati numerici con il segno meno e dell’avanzamento della scristianizzazione, la Chiesa non è un malato terminale, ma è viva! Torno a casa dopo giorni intensi di concreta esperienza della Chiesa Una, attorno al principio di unità che è il Papa aiutato dai Dicasteri della Santa Sede, e di fraternità vissuta tra gli undici Vescovi delle tredici diocesi marchigiane. Due sono stati i cardini delle giornate romane: l’incontro di quasi due ore con il Papa e la preghiera sulle tombe degli Apostoli Pietro e Paolo e nelle altre basiliche papali. Riguardo all’incontro con il successore di Pietro si è trattato di un ricco dialogo a tutto campo che ha messo in luce le sfide che toccano la missione della Chiesa nel nostro tempo, caratterizzato da profonde trasformazioni. A proposito di quale atteggiamento assumere – come pastori e come Chiesa – in questo passaggio d’epoca tra le tradizioni antiche del passato e le cose nuove, ha affermato più o meno testualmente:“Ci fa bene pensare al “disordine” del mattino di Pentecoste. Quando lo Spirito è in una Chiesa crea questo movimento, cose nuove e cose vecchie, ma in un ritmo diverso… Dobbiamo cercare il “ritmo” dello Spirito, che non è un ritmo da “diga” – la diga ferma – ma è un ritmo da fiume forte che si muove e va avanti. Questa è una domanda che aiuta tanto: la Chiesa dove sono inserito si muove o è tutta perfetta e rimane così? Perché delle volte il diavolo ci inganna e ci fa pensare a delle comunità tutte perfette… Mentre il movimento, il “disordine”, è opera dello Spirito. Dobbiamo avere questa devozione allo Spirito Santo perché ci faccia vedere qual è il suo stile”. L’altro momento forte sono state le semplici, e nello stesso tempo solenni, celebrazioni eucaristiche riservate a noi undici vescovi nelle quattro basiliche papali dove, specie presso le tombe di San Pietro e San Paolo, abbiamo rinnovato la professione di fede e abbiamo pregato per le nostre Chiese diocesane. Sono tornato a casa confermato nella fede e con l’accresciuta consapevolezza che la Chiesa esiste per evangelizzare, come affermava quasi cinquanta anni fa il Santo Papa Paolo VI nella Evangelii nuntiandi. Senza dimenticare però che, come afferma Papa Francesco nell’Evangelii gaudium,“La Chiesa non evangelizza se non si lascia continuamente evangelizzare” e che “evangelizzare è rendere presente nel mondo il Regno di Dio”. Ci attende una missione dalle proporzioni immani, ma a noi sta semplicemente mettere a disposizione i “cinque pani e due pesci” che abbiamo in mano: la moltiplicazione la fa il Signore Gesù con la forza del suo Spirito. Del resto non è questa l’esperienza vissuta dagli stessi apostoli Pietro e Paolo?