Figlia di Federico da Montefeltro, determinata come il padre, sposò Giovanni della Rovere signore di Senigallia, è passata alla storia soprattutto per essere stata mecenate di Raffaello.
Buon sangue non mente. Dei sei figli nati dal secondo matrimonio del duca Federico di Montefeltro con Battista Sforza, figlia di Alessandro Sforza signore di Pesaro, Giovanna Feltria, la terzogenita, è quella che maggiormente ha fatto parlare di sé per quella arguzia e determinazione che l’hanno accostata al padre che, oltre ad essere un valoroso capitano di ventura, fu un raffinato e intelligente mecenate. Le arti e le lettere hanno lasciato un’impronta indelebile nel palazzo ducale di Urbino così come, per merito di Giovanna, la cultura ha recitato un ruolo di primo piano nel maniero di Senigallia quando vi soggiornò dopo le nozze con Giovanni Della Rovere. Fonte ispiratrice fu anche la madre, Battista Sforza, altresì dotata di grande cultura, dalla quale lo stesso Federico attinse forza e impulso. Un destino segnato, si potrebbe dire parlando di Giovanna, anche se per lo scrittore Hermann Hesse “destino e carattere sono due nomi di un medesimo concetto”.
Urbino e Senigallia. Nel tracciare il ritratto della Montefeltro in un volume dedicato alle Marche romantiche e misteriose, Chiara Giacobelli evidenzia che la figlia del duca di Urbino, dotata di uno spiccato gusto estetico, riempì la corte senigalliese non solo di artisti di fama, ma anche di personaggi talentuosi ma ancora ignoti. Meno fortunata è risultata la sua vita sentimentale a differenza di quanto è capitato alla madre ed al fratello Guidobaldo che, nel 1502, dopo essere subentrato a Federico nella guida del ducato, scelse per la successione il figlio della sorella, Francesco Maria, non avendo avuto eredi. Frate Gratia de Francia, autore di una sua biografia, scrisse di Giovanna: “Dignissima, dotta nelle scienze, liberale, prudente ed onesta, bella di corpo, ma più bella di fede e di animo”.
Madre e mecenate. Promessa in sposa a Giovanni Della Rovere quando aveva appena undici anni (lui ne aveva sei di più), per ragioni politiche diremmo oggi, si fidanzò il 22 agosto 1474 per poi convolare a nozze a Roma il 10 maggio 1478, portando in dote 12 mila ducati. Nella capitale i novelli sposi soggiornarono per circa un anno essendo Giovanni Della Rovere, nipote di Sisto IV, nominato dal papa prefetto di Roma, carica che comportava il comando delle truppe ordinarie per la tutela della città. Dallo zio ricevette, inoltre, il titolo di duca di Sora e Arce, signore di Senigallia e vicario papale di Mondavio. Come la madre, Giovanna si è occupata pure del governo delle terre ducali quando il marito era assente per motivi bellici e dopo la sua morte. E’ passata alla storia per essere stata soprattutto la mecenate di Raffaello, che conobbe fin da giovinetto, riconoscendo in lui un talento estremamente promettente. Lo presentò epistolarmente al gonfaloniere di Firenze, Pier Soderini, perché venisse accolto in Toscana in cui Leonardo e Michelangelo vi si trovavano a lavorare. Fu lì che, il divin pittore, entrò in contatto con i grandi artisti del tempo tra il 1504 ed il 1508. Per poi trasferirsi a Roma dove raggiunse il massimo della gloria e degli onori.