Riprendendo il filo conduttore di tutti i Quaresimali il Vescovo ha messo in evidenza come Gesù sia venuto a mostrarci il vero volto di Dio e a rivelarci chi è quel Dio che nessuno ha mai visto. “Da qui la convinzione che ogni immagine di Dio che ci portiamo dentro, che non sia fondata sul Vangelo, è inevitabilmente imperfetta e probabilmente errata. Il Dio che ci si fa incontro mette in moto le potenzialità di ciascuna creatura perché possa dare, in ogni situazione per quanto ferita e fallimentare, il meglio di sé. Dio vuole che dal nostro essere feriti giungiamo a sentirci semplicemente amati. Nel cristianesimo la questione fondamentale non è il tentativo di preservarsi dal male per raggiungere Dio, ma è fare esperienza dell’amore di Dio che ci accompagna nella nostra storia. Dobbiamo passare, quindi, dalla religione alla fede: la religione è intenta a voler raggiungere Dio con una vita irreprensibile, la fede, invece, è accorgersi di un Dio che opera e si rivela nella nostra storia ferita. La fede è una resa all’amore, uno scoprirsi inermi davanti all’amore e lasciarsi vincere da esso”.
Il Vescovo si è poi soffermato sul Vangelo di Luca (Lc 7,36-50). “Siamo in casa di un fariseo, probabilmente per un pasto festivo. E’ un ambiente soltanto maschile: le donne stanno in cucina, per non rendere i1 luogo impuro. All’improvviso una donna si introduce in questo consesso di uomini. Già il fatto in sè è insolito e irregolare; per di più questa donna è una persona immonda che osa profanare una casa dove non è entrato nulla di impuro. E’ una peccatrice, come la chiama dentro di sè Simone, e non solo entra, ma si porta appresso l’armamentario del mestiere: un vaso di alabastro colmo di olio profumato, che serviva per ungere i suoi clienti (Ez 23,41; Pr 7,17). Cogliamo allora tutta la portata scandalosa di questo brano. Probabilmente questa donna conosce già Gesù, o perlomeno, ha sentito parlare di questo uomo straordinario, buono, di cui si dice essere il Messia.
Salvezza. Non ha nulla da perdere, quindi lei osa. Anche noi talvolta ci convinciamo che il nostro peccato, i1 nostro male, la nostra sporcizia interiore ci impediscano in qualche modo di accostarci a Dio. Questa donna – ha proseguito il Vescovo – incurante di tutte le prescrizioni, ci insegna invece che l’importante è essere guariti, rigenerati, diventare nuovi, riappropriandosi della perduta dignità. Essa entra, si raggomitola ai piedi di Gesù, piange, gli bagna di lacrime i piedi, glieli asciuga con i capelli. A questo punto Simone pensa che se Gesù fosse un profeta non permetterebbe un tale comportamento, tanto più da parte di una donna come questa: un uomo di Dio deve rifuggire i peccatori. Questa donna sta amando l’amore di Dio, Gesù, come può, col suo essere, col suo peccato. Solo quando cominceremo a capire che possiamo amare partendo da ciò che siamo, dal nostro abisso interiore, inizieremo a sperimentare la salvezza. Dio non vuole che lo amiamo da ‘migliore’, ma se cominciamo ad amarlo cosi come siamo, probabilmente giungeremo ad essere anche migliori. Dio – ha messo in evidenza il Vescovo – non giudica e cataloga a seconda del peccato commesso. Di fronte a Dio ci sono solo figli e figli amati!”
Il Vescovo ha concluso il Quaresimale leggendo “La peccatrice” un testo di Marina Marcolini all’interno del libro “Per voce di donna”.
Il testo integrale del Terzo Quaresimale è on line sul sito www.fanodiocesi.it